di Barbara Farnetani
GROSSETO – «L’artigianato maremmano è ancora nel tunnel della crisi» e la responsabilità è del «carico fiscale eccessivo, il peso della burocrazia e accesso al credito problematico» ma anche di certe scelte amministrative. Riccardo Breda, neo-presidente Cna, è molto duro anche rispetto alla controparte politica. «L’impennata delle tasse ha rappresentato e rappresenta un indubbio freno alla crescita – puntualizza Breda – i numeri sulla tassazione nazionale regionale e locale, presentati da rete Imprese Italia erano e sono numeri da paura. Con il passaggio dall’Ici all’Imu si è assistito al sostanziale raddoppio del prelievo e il passaggio dalla Tarsu alla Tares ha prodotto un effetto analogo. Alla mancata consultazione sul bilancio (e sul regolamento della Tares) da parte del comune capoluogo ha fatto seguito, come parziale “atto riparatore” la rateizzazione del tributo e l’impegno a riaprire il dossier “rifiuti” fin dai primi mesi di quest’anno».
Per quanto riguarda poi la Mini-Imu «a far specie non è tanto l’entità del prelievo o lo stop and go che ha portato alla “revoca” di un esonero annunciato (l’ennesimo “vorrei ma non posso” recitato dagli amministratori locali) e nemmeno le accuse (ampiamente abusate) con cui si è chiamato in causa il Governo nazionale. All’origine del problema, infatti, c’è la “piccola furberia” di chi ha pensato di utilizzare la soppressione dell’Imu sulla prima casa per accrescere, grazie all’aumento delle aliquote, la soglia del rimborso statale (e il braccio di ferro si è risolto a spese dei contibuenti). Il peso della pressione fiscale locale, oggi, ha superato ampiamente quella nazionale. La Regione, stando a metà delle due streme è riuscita a conquistare, grazie all’Irap, la posizione più alta del podio. Le nostre imprese non sono più in grado di sostenere una tassazione a questi livelli. Noi, conclude Breda – vogliamo essere ascoltati e consultati sulle scelte da cui dipendono i destini delle nostre imprese nella più netta distinzione dei ruoli».
«Oggi – ha risposto il sindaco di grosseto Emilio Bonifazi – il mondo delle imprese non può dire di non essere nel sistema delle dirigenze: all’interno di tutte le società partecipate, dai rifiuti alle fondazioni delle banche, ci sono rappresentanti del mondo degli imprenditori. Oggi rete imprese Italia non è più unita come era un tempo e ciascuno porta avanti le proprie rivendicazioni. Anche gli imprenditori ci devono dire cosa fare di Seam, Grosseto Sviluppo ecc… ricordo che c’è stata la corsa ad avere il controllo di Grosseto Sviluppo perché dietro c’era un patrimoni da 12 milioni di euro. Se si vuole fare sistema va però fatto tutti assieme, e non scaricando le difficoltà sugli altri, accusando il comune di far chiudere i negozi e i centri commerciali. Gli enti locali non sono più in grado di garantire certi servizi – prosegue Bonifazi – con la tares abbiamo fatto pagare il 100% del servizio 7 milioni di euro in più rispetto all’anno prima. Per quanto riguarda la mini-Imu: noi dobbiamo garantire certi servizi. Di fatto i più penalizzati sono i comuni virtuosi, che mantengono il patto di stabilità, ma il patto di stabilità non si può sforare, chi era sindaco prima di me lo ha fatto, ha fatto un buco da 8 milioni di euro, e ne abbiamo pagato le conseguenze. Stiamo lavorando sulle aree Peep di Pizzetti e via de Barberi, ci sono famiglie che hanno pagato e non avranno nulla dalle cooperative».
«Il 2014 sarà ancora un anno di grande difficoltà – ha detto Giovanni Lamioni presidente della Camera di commercio – non si può parlare di ripresa senza delle scelte se non si fa nulla non c’è ripresa. Un paese che ha il 42% di pressione fiscale diretta, il 12% della disoccupazione e il 40% di quella giovanile e una giustizia con tempi che allontanano gli investimenti. Il nostro è un territorio che ha caratteristiche particolari, a vocazione ciclica, e quindi la crisi l’abbiamo sentita dopo. Siamo chiusi su noi stessi sui consumi interni, e per questo è più difficile la ripresa. Il 2014 sarà un anno faticoso ma ci sono segnali importanti, perché lavoriamo bene, specie in certi settori: è cresciuto l’agroalimentare, anche nell’export, il turismo ha tenuto, e questi due settori, anche coordinati tra loro, sono il futuro anche dell’Italia. Condiviso la necessità di fare squadra – prosegue lamioni – per quanto riguarda Grosseto Sviluppo è una società su cui non siamo soddisfatti, va ridisegnata. È nata con una mission, (l’incubatore d’impresa) che però non svolge. Se alla fine decidessimo che Grosseto Sviluppo non svolge la sua funzione i 12 milioni di euro che ci sono dentro torneranno a chi li ha messi e a chi ci ha creduto, il 50% alla Camera di commercio».
Per quanto riguarda il ruolo degli amministratori l’assessore provinciale Fernando Pianigiani precisa «Abbiamo abbattuto il bilancio della Provincia di Grosseto del 40%. Nel 2013 abbiamo liquidato le aziende che hanno lavorato con noi con 31 milioni di euro. Le aziende si aspettano un segnale anche dalle organizzazioni di categoria da cui non ho sentito alcuna autocritica. Bisogna prendere 4 o 5 argomenti prioritari e dare un segnale alle aziende senza disperdere le forze in troppi tavoli e riunioni».