di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Nel giorno della pubblicazione del regolamento per il bando di cessione della Mabro, le Rsu si mobilitano chiedendo, tramite lettera recapitata al giudice Vincenzo Pedone, un incontro con lo stesso. La lettera è stata consegnata questa mattina, scritta su mandato della maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori di Abbigliamento Grosseto, rimasti stupiti dall’ultimo episodio che si è verificato nell’assemblea unitaria, con l’ipotesi di scelta tra mobilità e aspettativa non retribuita. Un grave danno per le tasche dei lavoratori che dal 7 febbraio, salvo soluzioni da trovare in extremis, rischiano di dover rinunciare alla cassa integrazione. Nella lettera, gli esponenti della Rsu chiedono un incontro al giudice, ma fanno anche il punto della situazione in merito agli argomenti che vorrebbero affrontare nelle opportune sedi.
«Il quesito di fondo che vorremmo rivolgere – spiegano le Rsu – è se nel percorso che porta ad una amministrazione straordinaria i diritti che l’ordinamento del nostro Paese riconosce ai lavoratori possono essere disattesi, anzi, per essere più precisi, sospesi del tutto. A nessun datore di lavoro è permesso ricattare i lavoratori minacciando il licenziamento se non richiedono una aspettativa non retribuita. A maggior ragione non dovrebbe essere consentito ad un commissario che, anche come pubblico ufficiale, dovrebbe essere molto attento al rispetto delle leggi».
«Se abbiamo compreso bene, la procedura prevista dalla legge prevede una relazione del commissario giudiziale, poi il decreto di apertura della amministrazione straordinaria ed infine la presentazione al Ministero dello Sviluppo Economico di un programma redatto sotto la vigilanza dello stesso – proseguono le Rsu -. Allora il rovesciare la procedura ed avanzare subito un bando per permettere manifestazioni di interesse, senza tener conto degli indirizzi di politica industriale, non fa venir meno funzioni e prerogative che la legge attribuisce al Ministero? Proprio sulla salvaguardia dell’unità operativa abbiamo chiesto più volte che nel bando venga chiaramente indicata la preferenza verso proposte di acquisto dell’intero complesso, ma non abbiamo ricevuto risposte chiare – aggiungono -. Sappiamo che la passata gestione, come le altre, ha lasciato le casse desolatamente vuote, ma ciò non può giustificare la soppressione dei diritti, della dignità dei lavoratori e della attività sindacale, violata anche perché il commissario ritiene non dover riconoscere la rappresentanza sindacale prevista nell’articolo 19.
Infine, una considerazione in merito alla pubblicazione del bando di cessione: «i tempi ristrettissimi, la documentazione onerosa in termini di tempi e la non prevista verifica dei macchinari e della struttura – concludono le Rsu -, dimostra che le preoccupazioni, che ci hanno spinto a chiedere un incontro al giudice delegato erano più che valide».