di Daniele Reali
GAVORRANO – Dalla cronaca locale alle pagine de “L’Espresso”. Il “caso Gavorrano” ha varcato ormai i confini provinciali e regionali ed è finito nell’edizione digitale del settimanale dell’omonimo gruppo che comprende anche il quotidiano “la Repubblica.
A pochi giorni dall’udienza del Consiglio di Stato, fissata per martedì 21 gennaio a Roma, L’Espresso ricostruisce la vicenda che interessa una decina di comuni in tutta Italia, citandone in particolare quattro: Gavorrano, Tricarico e Valenzano, che attendono proprio il 21 per conoscere il loro futuro, e Molfetta, l’altro caso pugliese che oggi sarà preso in esame dal Tar.
È stata fissata infatti per oggi, 16 gennaio, l’udienza nella quale i giudici di Bari decideranno se accogliere il ricorso che chiede l’annullamento delle elezioni per il comune di Molfetta e il ritorno al voto nella prossima primavera.
Nell’articolo de L’Espresso (questo è il link all’articolo pubblicato ieri: Caos firme, ecco i comuni che rischiano l’annullamento del voto) si definisce la vicenda un «vero e proprio ginepraio amministrativo» e partendo dalla decisione che a maggio del 2013 escluse dalle elezioni una lista nel comune di Salsomaggiore si ripercorre tutta la “storia” dei ricorsi presentati nei vari comuni fino ad arrivare all’attesa di questi giorni. Tra meno di una settimana infatti ci sarà una decisione definitiva che riguarda almeno tre comuni: Gavorrano, Valenzano e Tricarico.
Come avevamo anticipato anche noi su IlGiunco.net, era una delle ipotesi che avevamo illustrato come possibile scenario, anche L’Espresso parla della possibilità che «vista la delicatezza del caso, il prossimo 21 gennaio potrebbe il Consiglio di Stato anche rimandare la decisione alla adunanza plenaria».
I vari tribunali amministrativi si sono pronunciati nel giro di pochi mesi, tra agosto e dicembre del 2013, in modi opposti: in Toscana e Puglia hanno rinviato i comuni al voto, in Basilicata e Campania hanno confermato la validità delle liste. Per questo il caso rimane “spinoso” e per questo soltanto il Consiglio di Stato potrà dire l’ultima parola.