GROSSETO – È andata deserta l’asta per la vendita delle farmacie comunali. Ieri era il giorno dell’apertura delle buste con le offerte, ma nessuna proposta di interesse è arrivata per la vendita che ha come importa base di asta il prezzo di 12.390.267 euro. «Il mercato ha saputo provvidenzialmente rimediare dove la politica non è stata in grado di decidere se non secondo l’esigenza di far cassa – afferma Giacomo Cerboni del Nuovo CentroDestra – . Alla fine del percorso di cessione della gestione delle farmacie, che nemmeno i referenda sono stati in grado di fermare (alle cui campagne, pur con rispetto, tuttavia non abbiamo aderito perché non convinti dell’opportunità dello stesso strumento referendario), la seduta deserta dimostra che la vendita di tutte le farmacie è sbagliata, anche perché è difficile trovare un soggetto in grado di accollarsi un investimento così ingente alla luce dei magri profitti d’esercizio».
«La travagliata decisione della maggioranza di arrivare alla vendita dei “gioielli di famiglia” per le necessità del breve periodo, ha palesato i propri limiti – precisa Cerboni -. Continuiamo ad esprimere una contrarietà alla vendita delle farmacie, almeno per qualche anno, fino a quando non sarà passata la crisi economica. Sarebbe stato opportuno cederne il controllo in passato, quando invece l’attuale maggioranza si perdeva a ragionare su ipotesi di riacquisto del pacchetto di minoranza privato; adesso non è proprio il momento. Ma se la maggioranza vorrà testardamente insistere sulla vendita di questo ricco patrimonio di Grosseto vogliamo sperare che questa volta, come abbiamo sempre sostenuto, nonostante le ilarità dei consiglieri del PD, voglia procedere vendendo singolarmente 3 delle attuali 5 farmacie. Del resto, esperire un’ulteriore gara significherebbe abbassare la base d’asta e svendere l’intero patrimonio. Pertanto, confermiamo la nostra proposta: vendere singolarmente le farmacie, conservando in mano comunale le due con il fatturato più alto. Così facendo, oltre alla possibilità di ottenere un maggiore introito nelle casse comunali, si consentirebbe anche ai farmacisti non titolari, interessati a realizzarsi nella propria professione da protagonisti invece che da dipendenti, di partecipare ai bandi, creando così nuovi impulsi imprenditoriali nel mercato locale».