ISOLA DEL GIGLIO – L’Osservatorio di monitoraggio sulla Costa Concordia aspetta il progetto, con tutti i dettagli, per la rimessa in galleggiamento e la rimozione dall’isola del Giglio della nave da crociera con oltre quattromila passeggeri naufragata due anni fa agli scogli della Gabbianara. E forse i progetti e i piani che saranno presentati potrebbero essere più di uno, assieme alle possibili destinazioni che vedono con Piombino altri undici porti e società aver risposto al bando pubblicato qualche mese fa dall’armatore: porti di sei paesi diversi, dalla Turchia alla Norvegia, dalla Francia al Regno Unito fino alla Cina.
“Abbiamo indicato le condizioni del progetto ad ottobre, subito dopo il parbuckling. Probabilmente il progetto ci sarà consegnato entro marzo” spiega Maria Sargentini, che per la Regione Toscana presiede l’Osservatorio che fin dall’inizio, subito dopo il naufragio, vigila sulle possibili ricadute ambientali e mitigazioni da mettere in atto, una cabina di controllo dove siedono con la Regione la Provincia, il Comune, le agenzie Arpat e Ispra e tutti i ministeri coinvolti nell’operazione. “Il progetto compiuto che dia ragione dei tempi, dei modi e delle misure di prevenzione e mitigazione ambientale messe in atto – prosegue Sargentini– è essenziale per valutare ed autorizzare l’allontanamento della nave in condizioni di sicurezza della nave dal Giglio”. Autorizzazione che coinvolge non solo l’Osservatorio ma anche la Regione.
Due anni dopo l’isola del Giglio sembra comunque tornata quasi ai suoi ritmi naturali e lo stesso relitto appare meno livido di quanto si mostrò appena riemerso dalle acque. Anche nel cantiere attorno al relitto del resto l’attività è meno evidente, impegnato per lo più all’interno della nave e senza necessità di grandi attrezzature nel porto. Si lavora inoltre altrove, a predisporre le strutture che serviranno, presumibilmente ad aprile, ad agganciare sul lato di dritta, quello per una anno e mezzo è rimasto schiacciato sul fondale, i cassoni che serviranno a farla rigalleggiare: sia che la scelta sia di trainarla così fino al porto di destinazione, sia che venga deciso di portarla in un fondale di almeno trenta metri e poi sollevata e caricata sulla nave semisommergibile Vanguard per accompagnarla al luogo in cui sarà rottamata. A quel punto basterebbe un porto, si dice, con poco più di undici metri di fondale.
Finora l’operazione di recupero della Concordia è costata a Costa e alle assicurazioni inglesi oltre 600 milioni. Lo smantellamento, è stato ripetuto nei giorni scorsi, probabilmente avrà una ricaduta diretta sull’economia del territorio di almeno altri 30. La commessa inoltre darà lavoro per un paio di anni ad almeno duecento persone.