GROSSETO – Sulla vicenda Mps interviene il prediente Leonardo Marras. «In questi giorni sulla vicenda Mps ho letto commenti e opinioni diverse. Sono intervenuti politici, economisti, ministri e viceministri, giornali stranieri».
«Alcuni ne hanno dato una lettura da fotoromanzo, altri hanno accusato di provincialismo chi ha gestito questa fase, confermando il pregiudizio nei confronti di quello che considerano un vezzo tutto italiano, condito dalla boria senese».
«La politica ha senza dubbio dato il proprio contributo per arrivare fino a questo punto. Ma non ho la pretesa di dare oggi giudizi storici.
Quello che è successo a me pare tutto molto lineare: la Fondazione non può approvare qualcosa che la distrugge, la banca non può che proporre ciò che potrebbe salvarla. Il governo vuole indietro i soldi che ha prestato.
Quello che invece nessuno ha osservato, nemmeno il governatore Rossi, è che la Toscana ancora sofferente di una crisi profonda, non ha più un sistema bancario con cui ricostruire un modello di sviluppo originale. Parallelamente ai problemi del Monte, le banche popolari e le casse di risparmio vivono momenti difficilissimi oppure sono passate di mano a proprietà che non sono radicate in Toscana».
«Il credito cooperativo, liberatosi della figura imbarazzante di Verdini, è l’unica istituzione bancaria vicino alle piccole imprese locali, ma è troppo frammentato».
«Chi in Toscana vuol porsi il tema dello sviluppo non può prescindere dal fare i conti con questa realtà. Tifando per una soluzione della vicenda Mps che contemperi gli interessi oggi in conflitto, e allo stesso tempo sostenendo processi di aggregazione sempre più spinti del sistema del credito cooperativo toscano».