di Barbara Farnetani
GROSSETO – È un percorso da attraversare a piedi, e che unisce tutto l’anello delle mura. Sono i primi frutti dei lavori messi in campo dall’amministrazione comunale per il ripristino e il consolidamento delle Mura medicee. Un tour ideale che si apre sul belvedere del ritrovato Bastione Maiano e prosegue sotto il Bastione Mulino a vento, conosciuto come Cinghialino, dove si estende quello che durante il tempo di guerra era conosciuto come “rifugio numero 2” una fitta rete di cunicoli sotterranei che percorre tutte le mura medicee.
«Abbiamo puntato sull’essenzialità – afferma Giuseppe Monaci, assessore ai lavori pubblici – abbiamo coperto le strutture in cemento armato di un precedente progetto non più realizzabile, che potranno riemergere se si dovesse decidere di portarlo avanti, abbiamo già investito 290 mila euro per i lavori effettuati dalla Edilmarket e da una serie di ditte tutte grossetane. Ora abbiamo recuperato altri 20 mila euro per ripristinare altri due livelli che chiuderemo con dei cancelli. Da stasera il Bastione sarà illuminato cosa che preverrà anche gli atti vandalici, mentre in futuro vorremmo riutilizzare anche la parte interna del Bastione, che nel tempo è stata cisterna e sala da ballo. Infine ci sarà anche un giardino botanico con un roseto».
«Abbiamo completato il percorso delle mura – precisa il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi – per quanto riguarda la pulizia e la manutenzione del verde delle mura c’è una cooperativa di tipo B che se ne occupa e poi c’è stato anche il lavoro dei volontari». La parte più suggestiva, forse perché sconosciuta ai più, è proprio quella sotterranea che da via Mazzini sbuca nel parcheggio di porta Corsica. Un lungo tunnel (e non è l’unico) fatto di ampi vani e stretti cunicoli che fu utilizzato come palestra, come deposito e anche come rifugio antiaereo. L’ultima volta fu per l’armistizio, l’8 di settembre, quando ci fu l’ultimo allarme aereo per il passaggio degli aeroplani che andavano a bombardare la ritirata «La gente cantava per non sentire il rumore degli aerei e farsi coraggio: le più gettonate erano Lilì Marlen e O surdato ‘nnammurato. Peccato che il 26 aprile ’43 gli allarmi non siano suonati – racconta chi assistette alla strage del lunedì di Pasqua – qui si sarebbero potute salvare molte persone».
(per ingrandire cliccare sulle immagini)
[gallery link=”file” order=”DESC” columns=”4″ orderby=”post_date”]