a cura di Giulio Gasperini
Non si presta forse mai troppa attenzione alle parole dette, ancor meno a quelle scritte, nonostante capiti di leggerle più e più volte. Nel Vangelo di Luca (2, 7), durante la narrazione della nascita di Gesù, sta scritto che “Maria lo depose in una mangiatoia”. Lo stesso verbo – deporre – è utilizzato da Matteo nel suo Vangelo (27, 60) quando narra la Deposizione: “Giuseppe d’Arimatea lo depose nel suo sepolcro nuovo”. Uno stesso verbo, per sottolineare i due momenti cardine di un’esistenza, quello della nascita e quello della morte. Tra l’alpha e l’omega, attraverso tutti gli accidenti e gli avvenimenti, le emozioni e i dolori, la situazione è sempre la stessa. Ed è questa l’idea cardine sulla quale è stato pensato e realizzato quest’anno il Presepe della Parrocchia di San Biagio di Caldana.
Il bellissimo presepe, con le grandi statue lignee, che ogni anno tradizionalmente veniva realizzato nella Chiesa di Sant’Antonio, anche quest’anno, come gli ultimi trascorsi, ha trovato collocazione nella Chiesa principale del paese, il bellissimo Tempio di San Biagio. E non in un luogo qualsiasi, ma in quello che i caldanesi, tradizionalmente, chiamano “il Sepolcro”. Nella stanza, cioè, dove si possono ammirare le statue lignee del Cristo deposto e della Madonna Addolorata, portate in processione durante il Venerdì Santo, e dove anni fa venne realizzato il museo della Parrocchia, con le vetrine che racchiudono i tesori religiosi del popolo di Caldana.
Proprio in questo luogo, legato all’immagine del Cristo morto, sofferente e umiliato, quest’anno trova spazio la narrazione della nascita del Bambino, una storia che viene raccontata su più piani, su variazioni diverse di terreno e di prospettiva, cercando di riprodurre il territorio aspro, costellato di grotte e caverne, tipico di Betlemme, in Terra Santa. In una di queste, infatti, nacque, secondo tutti i Vangeli, Gesù.
Raccolto nello stretto ambiente, ma comunque profondamente intenso e di un forte impatto spirituale, anche quest’anno il presepio di Caldana, che sarà godibile fino all’Epifania, vuole essere un suggerimento per vivere al meglio la festa cristiana dell’arrivo sulla terra del Figlio di Dio. In questo contesto, è un drappo bianco, teso sulla scena, sui pastori e sugli animali, che collega la culla di Gesù Bambino con la scultura del Cristo in croce appesa alla parete, realizzata anni fa da Flavio Renzetti. È questo il significato del Natale: un evento che va colto nella sua prospettiva di redenzione e salvezza; una tappa obbligata, un’inevitabile evento nel percorso di salvezza dell’umanità, che si concretò nella passione e morte di un Dio resosi uomo per salvare gli uomini.
Ma quest’anno nella Chiesa di San Biagio sono stati allestiti altri due presepi, un regalo che don Enzo Mantiloni, parroco di Caldana, ha voluto lasciare a tutta la comunità. Uno realizzato davanti all’altare maggiore e uno, invece, composto sotto il Fonte Battesimale, all’entrata della Chiesa.