ORBETELLO – Ecco gli auguri del vescovo della Diocesi di Pitigliano Sovana Orbetello Guglielmo Borghetti ai parrocchiani:
Natale, “questa semplice parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un’altra fede e i non credenti, cui l’antico racconto del Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa e cercano di irradiare qua e là un raggio di gioia” (Edith Stein, Il mistero del Natale). La dolcezza e il realismo della meditazione sul mistero del Natale di questa grande donna, filosofa, mistica e martire del XX secolo, canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998, ci aiutano a riflettere in questo Natale 2013 e a costruire pensieri utili per orientarci a vivere positivamente il dono di un Dio che si avvicina all’uomo fino a condividerne la natura per innalzarlo alla comunione piena con Lui.
Certo, il cielo e la terra non sono ancora una cosa sola. La stella di Betlemme continua a brillare anche oggi nella notte oscura; non è come la cometa Ison che si è dissolta avvicinandosi al Sole: il vero Sole continua a sostenerla e la Stella di Betlemme ci conduce al Sole di Giustizia, Gesù Cristo, “la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Se le tenebre ricoprono la terra, Gesù entra nella storia come luce che illumina le tenebre ed è Lui a dissolverle. Dio si è fatto uomo perché ciascun uomo diventasse Dio! Non solo Dio è diventato uno di noi ma si è fatto una cosa sola con noi. “Questa è infatti la cosa meravigliosa del genere umano, il fatto che siamo tutti una cosa sola… La vita divina che viene accesa nell’anima, è la luce che è venuta nelle tenebre, il miracolo della Notte Santa!” (Edith Stein, idem). Dio in noi e noi in Dio, questa è la nostra partecipazione al Regno di Dio che ha nell’Incarnazione la sua base. Nell’Antica Cattedrale di Sovana, nella Solennità di Cristo Re, eravamo tanti, ci siamo sentiti popolo di Dio! Abbiamo chiuso l’Anno della Fede nuovamente riflettendo se grazie a questo Anno speciale è cresciuta la consapevolezza della nostra identità di figli nel Figlio, se abbiamo preso coscienza più viva della nostra appartenenza al Corpo di Cristo che cammina nella storia come Popolo di Dio; insomma, se ci sentiamo ‘sue ossa e sua carne’: incorporati in Cristo, concorporati in Lui nella Santa Chiesa. La Chiesa è il Corpo di Cristo e lui ne è il Capo, noi siamo le membra; membra gli uni degli altri e insieme siamo una cosa sola in Dio! Ecco perché il nostro amore per il prossimo è la misura del nostro amore per Dio.
Nei tempi complessi e tortuosi, affaticati e disorientati che viviamo, non è facile per nessuno cogliere e accogliere l’autentico spirito del Natale, il suo inesauribile mistero!
Mi chiedo in questi giorni come posso dire “Buon Natale!” a tante persone inguaiate con affitto e bollette da pagare, con casa da cercare, con attività commerciali da riavviare; come faccio a dire “Buon Natale!” agli alluvionati di Albinia che ancora attendono aiuti economici, agli alluvionati della Sardegna, ai disastrati delle Filippine; come faccio a dire “Buon Natale!” quando nel nostro territorio diocesano so che diverse persone dormono in case e chiese diroccate, in macchina o in giardini pubblici rischiando l’assideramento; come faccio a dire “Buon Natale!” quando c’è chi non può permettersi il pasto quotidiano e fa la fila alla mensa Caritas; come faccio a dire “Buon Natale!” se la politica – “elevata forma di carità” (Benedetto XVI) – mi delude; come faccio a dire “Buon Natale!” quando la speculazione economica rovina il patrimonio familiare e la bramosia del denaro e del suo accumulo infrange ogni regola di eticità minima; come faccio a dire “Buon Natale!” quando la malattia e la perdita di persone care dissestano il mio equilibrio e la mia serenità familiare; come faccio a dire “Buon Natale!” quando leggo i dati della disoccupazione giovanile, come faccio a dire “Buon Natale!” quando ascolto dai media di eutanasia infantile legalizzata, di baby prostitute, di traffico di minori etc. etc…
Il Natale è evento e messaggio, fatto e provocazione: Dio si fa uno di noi, si fa una cosa sola con noi, ci fa entrare nella comunione con Lui e quindi nella comunione tra noi; abbatte l’indifferenza che uccide, la noncuranza nei confronti dell’altro, le grandi solitudini; la conseguenza del “dramma dell’umanesimo ateo” (H. De Lubac) non è solo una concezione tragica e disperata dell’uomo in astratto, ma la distruzione della possibilità di costruire rapporti umani capaci di formare una società più onesta e giusta; anch’io sono responsabile di mio fratello, perché è parte di me! Siamo una cosa sola con Dio e fra di noi. La Chiesa, casa e scuola della comunione, deve risvegliarsi a Natale come Madre e Maestra di comunione; deve avere un soprassalto, recuperare il tesoro nascosto nel campo (cfr. Mt 13,44), Gesù Cristo Signore, e formare cristiani non da salotto, ma di frontiera. Comunque ci tento, oso, forte del principio che Gesù Cristo, Speranza affidabile, non delude, e che “lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e non rimane mai deluso e le tenebre del peccato e della corruzione che hanno offuscato i secoli passati non sono sufficienti a scoraggiare le sue attese” (J. M. Bergoglio – Papa Francesco, Omelia di Natale, 2005). Il Natale esaudisce il nostro desiderio di ricominciare, aiuta a lasciarsi alle spalle il passato e a dedicarsi al futuro con nuova vitalità; Dio, il Padre, in Gesù Cristo non ci abbandona, è entrato nella nostra storia e ha ricominciato e sempre ricomincia con noi, è l’Emmanuele, il Dio con noi ! Per questo dico a tutti “Buon Natale!” e con affetto paterno tutti benedico,
+ Guglielmo Borghetti, vescovo