di Barbara Farnetani
SCARLINO – La vicenda dei cani da sopprimere e del canile di Scarlino continua a tenere banco. Le senatrici Silvana Amati, Monica Cirinnà e Manuela Granaiola (PD), come ricorda oggi la Lav provinciale, hanno presentato un’interrogazione al Ministro della Salute chiedendo «che posizione lo stesso intenda adottare rispetto a quanto espresso dal dottor Paolo Madrucci, responsabile del Servizio Prevenzione ASL 9 di Grosseto, in merito agli abbattimenti dei cani randagi. E di chiarire una volta per tutte quale sia l’indirizzo del Governo sulla sterilizzazione obbligatoria dei cani abbandonati detenuti nei canili, partendo dal presupposto che a Grosseto tale obbligo non viene rispettato con una prassi sostenuta dal medesimo Madrucci».
Sul suo profilo Facebook anche il sindaco di Scarlino Maurizio Bizzarri, torna parlare sia dei cani che del canile della Botte «Concordo con il mio collega di Massa Marittima Lidia Bai e con il Presidente della SDS Luciano Fedeli, che nei giorni scorsi intervenendo sulla vicenda di Zorro, hanno ricordato giustamente che “nessun essere umano può essere lasciato solo come un cane”. La Bai ha dovuto rispondere (nientepopodimenochè) a tre senatrici del Pd (che si vede poco hanno da fare…) Monica Cirinnà, Silvana Amati e Manuela Granaiola, che proponevano l’allontanamento del dirigente dell’azienda sanitaria che ha valutato la situazione di Zorro. Puntando il dito contro la loro lontananza dalla realtà dei piccoli centri e sulla poca informazione, Fedeli andava oltre, facendo un elenco dettagliato della situazione sociale del territorio, dove la povertà dilaga e le richieste di aiuto aumentano a dismisura ogni giorno».
«Vorrei però distinguere le due vicende: da una parte i cani pericolosi (Argo e Zorro) da sopprimere in base ad un preciso percorso predisposto dalla legislazione vigente, sul quale si può o no essere d’accordo, ma sul quale il sindaco è tenuto ad applicare le norme e prendersi le responsabilità a tutela dell’incolumità delle persone – prosegue Bizzarri -. E invece, la vicenda del nuovo canile comprensoriale della Botte diventato affare di Stato, per il quale si smuovono comitati, gruppi facebook, Lav provinciale, associazioni, fino ad ex amministratori pubblici che pretenderebbero di “fare la paternale”. Il canile della Botte nasce da una previsione urbanistica del vecchio piano strutturale fine anni novanta del sindaco Alduvinca Meozzi e da allora è iniziato l’iter per arrivare alla sua realizzazione. Interrompere o frenare questo processo gestionale, che non è più allo stato embrionale, ma che si è sviluppato in oltre un decennio di attività amministrativa porterebbe a sicure e gravi responsabilità di natura patrimoniale e contabile a carico degli amministratori».
«A gran parte di queste perplessità riassunte in una diffida al Comune di Follonica del comitato ParcoCanile tramite l’avvocato Barbara Guazzini, ha dato esaustiva risposta ieri durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale la mia collega Eleonora Baldi – prosegue Bizzarri -, cominciando col dire che le operazioni di verifica indicate nella mozione, non sono idonee ad interrompere l’esecuzione dei provvedimenti amministrativi legittimamente da tempo adottati dai Comuni di Follonica, Scarlino e Gavorrano. Ad oggi è in pubblicazione il bando di gara da parte dell’Amministrazione capofila per l’affidamento della gestione del canile, ed è evidente che lo stesso è stato redatto nell’ottica di valorizzare non tanto l’economicità, bensì gli aspetti tendenti a fornire un servizio rispettoso della tutela dell’animale e volto a coinvolgere il più possibile tutte le associazioni di volontariato animalista che operano attivamente nel territorio».
«Il bando pubblico non è “al massimo ribasso” ma al contrario prevede un peso preponderante per la qualità dell’offerta progettuale e gestionale e che indica tra gli elementi che saranno oggetto di valutazione – precisa Bizzarri -: ampliamento dell’orario di apertura al pubblico e dell’orario di sgambatura cani; procedure di sicurezza e di innovazione per migliorare la gestione del servizio; politiche di promozione dell’adozione e interventi di recupero e di socializzazione per cani a rischio, con il coinvolgimento di tutte le associazioni di volontariato animalista presenti sul territorio; progetti di riduzione del randagismo; impegno al mantenimento dell’occupazione e progetti di recupero sociale per il personale impiegato».