di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Il ritrovamento dei resti di un esemplare di Elephas antiquus, un elefante preistorico, hanno suscitato grande interesse. Il sito archeologico di Poggetti Vecchi, in prossimità di Grosseto, ha dunque fornito nuove possibilità di scavo per conoscere meglio la preistoria anche in Maremma. I resti sono stati ritrovati durante i lavori di approfondimento di un piccolo invaso artificiale, per la costruzione di una vasca termale, condotti sotto la sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. All’interno del terreno di proprietà di Aldo Ceccarelli che è anche il finanziatore della campagna di scavi, sono stati recuperati e presto saranno restaurati i reperti paleontologici che entreranno a far parte della collezione del Museo di storia naturale delle Maremma.
La Soprintendenza ha infatti sottoscritto un protocollo d’intesa con la Fondazione Grosseto Cultura, che prevede un coinvolgimento del Museo di Storia Naturale della Maremma. Quest’ultimo si occuperà, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, del restauro dei reperti paleontologici e della loro datazione. La Fondazione Grosseto Cultura si è impegnata ad espletare presso il MiBAC le formalità amministrative per il deposito pluriennale dei reperti paleontologici sottoposti a restauro, secondo la normativa vigente. Contestualmente, la Fondazione Grosseto Cultura ha richiesto ed ottenuto dalla Cassa di Risparmio di Firenze il finanziamento di una parte sostanziale del progetto di restauro dei reperti paleontologici del sito di Poggetti Vecchi.
«Il percorso che ci ha visto impegnati è molto importante – spiega Loriano Valentini, presidente Fondazione Grosseto Cultura – e mette in relazione positiva più soggetti per il raggiungimento dello stesso scopo che tra qualche mese porterà all’esposizione di questa grande ricchezza». «Siamo rimasti piacevolmente confusi all’inizio – spiega Gabriella Poggesi, funzionario della Soprintendenza -, lo scavo tra le altre cose è stato effettuato in maniera avventurosa per le condizioni difficili dell’area termale, però il ritrovamento è stato davvero significativo». Si calcola che i resti dell’elefante risalgano almeno a 70mila anni fa, ma sulla datazione saranno ancora molti gli studi da effettuare. Dalle prime ricerche inoltre, emerge che il sito in questione era area di caccia in base ad altri ritrovamenti. «Il gruppo di lavoro è molto ampio, perché ci sono tanti aspetti affascinanti da valutare – osserva Andrea Sforzi, direttore del Museo di Storia Naturale della Maremma -. E’ eccezionale avere questi reperti a pochi passi dalla città, è importante sapere che resteranno sul territorio». «Questo ritrovamento – aggiunge Arsenio Carosi, assessore comunale -, è motivo di grande orgoglio, apre le porte carattere scientifico, ma è fonte di interesse anche per il turismo».