di Lorenzo Falconi
GROSSETO – I lavoratori del settore gas e acqua hanno incrociato le braccia e manifestato contro la mancanza di rinnovo del contratto nazionale. Lo sciopero ha visto una buona adesione, come mai si era verificato prima d’ora, con la decisa presa di posizione dei dipendenti di Acquedotto del Fiora che, proprio davanti alla sede di via Mameli, hanno atteso l’arrivo del sindaco Emilio Bonifazi per un incontro con il presidente Tiberio Tiberi. In precedenza, una delegazione con a capo i segretari provinciali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, rispettivamente Furio Santini, Fabio Della Spora e Rinaldo Carlicchi, si era recata in prefettura per rendere partecipe della problematica il prefetto Anna Maria Manzone che ha dato pieno appoggio ai lavoratori.
In Italia sono oltre 50mila i dipendenti delle 600 aziende del comparto gas-acqua, mentre in provincia di Grosseto si attestano intorno ai 400. L’intento dello sciopero è stato quello di dire no agli aumenti retributivi del tutto irrisori e penalizzanti per i lavoratori, all’estensione della flessibilità degli orari, al superamento degli scatti di anzianità senza alcuna contropartita, al trasferimento per punizione. Le richieste, invece, riguardano un nuovo contratto che estenda tutele e diritti, un incremento economico che risponda al bisogno di difendere il potere di acquisto, oltre alla definizione di un nuovo sistema classificatorio che tenga conto della crescita di professionalità dei lavoratori del settore.
Tutti punti sui quali, a carattere nazionale, la Federutility ha rotto le trattative. Per questo le sigle sindacali tentano di far leva sulle istituzioni in modo che ci sia una presa di coscienza in grado di far effettuare una marcia indietro e si proceda all’apertura di un nuovo fronte sul contratto, chiarendo i punti che stanno ostacolando il rinnovo. Il sindaco di Grosseto, così come il presidente di Acquedotto del Fiora Tiberio Tiberi, si sono dichiarati disponibili a fare il possibile per agire in ambito nazionale. «Nelle trattative tra le parti – ha precisato Emilio Bonifazi -, è ingiusto che a rimetterci siano i lavoratori».
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