MONTEROTONDO MARITTIMO – «L’equilibrio economico finanziario dei Comuni, a partire dall’abolizione dell’imposta di famiglia (1974), è sostanzialmente dipeso dai trasferimenti statali e regionali che sono in costante riduzione da diversi anni». Inizia così la lettera aperta del sindaco di Monterotondo Marittimo, Alessandro Giannetti, in merito alla Tares. «Quest’anno è andata anche peggio. L’infinita e surreale vicenda dell’IMU e le non certezze sui trasferimenti non hanno consentito di valutare con un minimo di attendibilità le entrate. Ciò ha reso particolarmente difficile per i Comuni porre in essere una pianificazione per il medio lungo termine, come denunciato anche dall’ANCI, costringendoli ad adottare il Bilancio di previsione addirittura a novembre! Così, in una fase di grave crisi economica, nella quale maggiore ci sarebbe l’esigenza di programmazione, ci si è trovati ad operare in regime di “ordinaria urgenza”, potendo utilizzare esclusivamente mese per mese un dodicesimo del bilancio dell’anno precedente.
In questo quadro s’inserisce la situazione della TARES. La questione dei rifiuti è materia complessa ed il tributo (TARES) a carico dei cittadini è normato da una legge del dicembre 2011. Dopo i successivi rinvii della data di entrata in vigore, senza modifiche, appena messi in condizione di farlo, come Amministrazione Comunale ci siamo impegnati ed incaricato l’ufficio, a redigere un regolamento applicativo che, nel rispetto della legge ed in particolare dell’obbligo della totale copertura dei costi a carico dell’utenza, applicasse le aliquote sulla TARES al minimo consentito per le varie tipologie di utenza e pesasse il meno possibile sui cittadini.
Dal 2014 la legge di stabilità in corso di approvazione in Parlamento introdurrà nuove norme per i tributi locali con la IUC (gli acronimi si sprecano: TUC, TERI, TARSU,TIA,TARES…) e pertanto il regolamento applicativo della TARES varrà, salvo ulteriori ripensamenti governativi, solo e soltanto per l’anno 2013. Alcuni sostengono che sarebbe stato meglio tornare alla TARSU anziché passare alla TARES. Il comma 4 dell’art. 5 del decreto legge 31 agosto 2013 n 102 (convertito nella legge n 124 il 28 ottobre 2013 !) l’avrebbe effettivamente consentito ad una condizione: il reperimento della copertura. Per l’anno 2012 la TARSU era coperta per il 70% dalle utenze ed il restante 30% veniva coperto dal Comune. Essendo 321.000 euro il costo del servizio ed avendo una copertura dall’utenza di circa 220.000 euro si sarebbero dovute ricercare nella fiscalità generale 100.000 euro per assicurare la copertura del servizio o spalmare su tutte le utenze un aumento di circa il 47% rispetto al 2012.
Diversi motivi hanno impedito di percorrere questa strada. L’impossibilità di approvare il bilancio di previsione in tempi rapidi e il conseguente limite del dodicesimo mensile, l’aumento di alcune spese correnti come le gestioni associate, l’energia elettrica ed acqua etc, rispetto allo scorso anno non ci hanno consentito interventi di recupero sulla fiscalità generale da destinare alla copertura totale della eventuale TARSU. Risulta evidente che lo spirito della legge in materia porta ad essere più onerosa la tariffa nei confronti degli utenti che potenzialmente producono una maggiore quantità di rifiuti e cioè i nuclei familiari più numerosi, le attività artigianali, commerciali e industriali che inquinano di più. Questi sono i criteri stabiliti dalla legge che, pertanto, non possono essere abrogati o stravolti dai Comuni.
Preme ricordare che quest’Amministrazione, nell’arco degli ultimi 4 anni, non ha mai aumentato il costo dei servizi, le imposte comunali ed addizionali. Abbiamo fatto questo per non penalizzare chi in questo momento è in difficoltà economiche. Ciò è stato possibile attraverso una gestione oculata delle risorse economiche e umane ed avendo l’autonomia impositiva per farlo e non l’obbligo di subirla come nel caso della TARES. Non ho certo la presunzione di essere infallibile e sono assolutamente cosciente che tutto quello che si fa è sempre migliorabile. Ma in questa vicenda, con i vincoli e le condizioni richiamate, sono convinto che io e la mia Giunta abbiamo fatto la scelta più realistica e meno dolorosa.
Chi si avventura, come l’attuale minoranza consiliare che è poi maggioranza in altri Comuni ove hanno approvato la TARES, nell’avanzare proposte che non tengono conto dei fatti reali scade in un populismo irresponsabile e deleterio e per di più male indirizzato. Non è che forse, più che con i Sindaci e con le Amministrazioni, bisognerebbe prendersela con i Governi centrali che scaricano sugli enti locali le proprie incapacità e contraddizioni?
La TARES parte dal lontano novembre 2011 con il governo Monti e successivamente con il governo Letta. In questo arco temporale, il legislatore che ha goduto di un’ampia maggioranza parlamentare con le cosiddette larghe intese avrebbe potuto modificare il tributo. Invece lo Stato ha ribadito quanto di sua competenza sul tributo ( i famosi 30 centesimi di euro sia su TARES sia su TARSU relativi ai metri quadri di superficie dell’utenza) passando la patata bollente, in un clima di oggettiva difficoltà economica ed imprenditoriale, agli Enti Locali con la richiesta di sopperire con risorse proprie alla mitigazione del tributo. In pratica ha voluto fare bella figura con i soldi degli “altri”».