di Barbara Farnetani
GIANNUTRI – È amareggiato Franco Mojana, amareggiato e stanco. Nonostante l’amore per quello che credeva il suo rifugio, il buen retiro per la vecchiaia, adesso la fatica è veramente troppa. Perché gestire un bar, un ristorante, l’unico dell’isola dei gabbiani, in un luogo in cui non vive quasi nessuno e in cui tutto costa di più, negli anni diventa quasi un’impresa titanica. «La mia attività su Giannutri è nata nel 2002 quando il ristorante La Torre ha chiuso. La piazzetta si presentava in uno stato di desolazione drammatico e quindi pensai fosse una cosa buona riaprire un servizio. Nacque così il bar. Per aprire il ristorante poi è stato un tormentone che ė durato sino al 2010 – afferma Franco Mojana ripercorrendo gli ultimi anni – . Comunque sono stati 13 anni di fatica, difficoltà pazzesche per cercare di far quadrare i conti perché anche se eravamo ormai l’unico esercizio, pensare di guadagnare a Giannutri è pura follia».
Mojana elenca poi le difficoltà affrontate giorno per giorno: «Costi di trasporto che a volte superano il valore della merce, costi di energia elettrica pari a 1,40 euro per kw (se lo dici non ti credono), turisti che non consumano, perché mangiano sulle barche che li portano, costi di gestione per 12 mesi pur lavorando (si fa per dire) 60 giorni l’anno. Ma anche fatica fisica, dovendo, nei giorni di scirocco, scaricare la merce scoglio a scoglio. Difficoltà perfino nel farsi mandare la merce, avendo poca o scarsa collaborazione dei traghetti. Mortificazioni giornaliere sentendoti insultare dai clienti che non capiscono che entrare nel mio bar, bere un caffè e andare al bagno (unico dell’isola) per me tra costo acqua e luce voleva dire rimetterci. Assurdo ma vero».
«Eppure proprio per l’amore di un posto che io reputo un paradiso e che volevo fosse un rifugio per la mia vecchiaia, ho accettato tutto. Ho continuato per 10 anni a gestire ciò che in realtà sarebbe ingestibile – racconta con rammarico Mojana -. Ora vedere che tutto ciò può essere compromesso solo perché una gestione irresponsabile del nostro Consorzio non ci permette di sederci a un tavolo con le autorità e affrontare in modo intelligente e razionale i nostri problemi mi lascia come unica soluzione (irresponsabile) la chiusura».