FOLLONICA – Il racconto che ci consegna Silvano Polvani è la descrizione di un sogno dove immagina che Mario Sepulveda, uno dei minatori che rimasero intrappolati per oltre un mese nella miniera in Cile, racconti la sua esperienza di fronte ad un folto pubblico accorso ad ascoltarlo nel palazzo dell’Abbondanza a Massa Marittima. Il libro “CHI CHI CHI LE LE LE” è stato presentato per Santa Barbara a Follonica.
Un sogno dove Polvani ripercorre le giornate e le notti dei 33 minatori sepolti vivi a 700 metri nelle viscere della terra. E’ il 5 Agosto quando per un probabile cedimento del terreno in profondità, alla miniera di San José in Cile situata a 45 chilometri a nord della città di Copiapo nel deserto dell’atacama 33 minatori sono intrappolati a oltre 700 metri di profondità. Una miniera infernale al cui interno si raggiungono temperature altissime. Il terrore della morte unisce i minatori, la fede li sorregge, la solitudine è combattuta con la memoria rivolta al passato.
Il racconto si concentra sulle lettere che Sepulveda scrive alla moglie Katty: “Cara Katty,amore infinito, infelice amore, solo il tuo ricordo riesce a rischiarare queste gallerie permettendomi di muovermi nel loro groviglio. Sei qui con me in questo tormento, anzi sei sempre con me, non mi hai abbandonato un attimo nella mia fiducia che trae vigore e luce da questa tua memoria. Immenso amore, sangue dei miei figli, speranza della mia vita, reggo all’infelicità, lotto contro questo destino così perfido e disumano solo perché ti sento vicino e avverto il battito del tuo cuore…”
Ma Mario Sepulveda ha anche un messaggio da lanciare al mondo intero che con apprensione segue le loro gesta. Un messaggio sulla sicurezza sul lavoro. A distanza di tre anni il messaggio vero di quella tragedia può essere riassunto nelle parole pronunciate da Sepulveda appena ritornato alla luce: “Ora non trattateci come artisti famosi: io voglio essere trattato come Mario Antonio Sepúlveda, lavoratore, minatore. I dirigenti devono fornire i mezzi per cambiare le condizioni di lavoro: così non si può andare avanti”. E ha proseguito: “Noi minatori non siamo più i derelitti di cento o duecento anni fa, siamo persone istruite e competenti, con le quali ci si può sedere a chiacchierare in qualunque tavolo del Cile”.
Sepúlveda ha messo al centro la sicurezza e la dignità dei lavoratori, ha spostato l’angolo visuale della discussione, ha posto un problema reale e va ringraziato per averne avuto l’immediato coraggio, per avere ricordato a tutti che quando il sipario calerà sulle loro gesta si ritroveranno con i problemi di sempre, e il primo da affrontare è la questione della sicurezza. La sicurezza come obiettivo mondiale. Chi Chi Chi Le Le Le è pubblicato da C&P Adver Effigi nella collana Narrazioni.