di Barbara Farnetani
GROSSETO – «Si tratta di cani irrecuperabili ed estremamente pericolosi, che hanno aggredito più volte, in maniera grave, anche i proprietari, e uno dei loro ha semi-amputato il braccio del padre del padrone» Paolo Madrucci, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl 9, non ha dubbi sulla decisione di sopprimere due cani, uno di Scarlino e l’altro di Follonica, attualmente ricoverato presso il canile del Mrtellino.
Il primo, un pastore maremmano, è già stato soppresso su ordinanza del sindaco di Scarlino che ha così recepito la valutazione veterinaria che ne ha chiesto la soppressione. «Non ci sto a passare per quello che non sono – precisa il sindaco di Scarlino Maurizio Bizzarri – questo caso l’ho seguito per mesi, sono andato a vederlo due volte, una dopo la prima valutazione, e l’altra dopo la seconda, fatta 5 mesi dopo. Non ho firmato a cuor leggero ma l’ho fatto. Mi denunci pure Giacomo Bottinelli, poi lo denuncio io per calunnia. Il cane era estremamente aggressivo, tanto che i proprietari stessi ne hanno chiesto la soppressione, nonostante l’animale fosse del figlio morto e dunque ci fosse un legame particolare». Il cane era stato assegnato al sindaco perché i proprietari non se la sentivano più di tenerlo in casa. «Negli animali adulti la rieducazione è estremamente difficile. Oltre che non obbligatoria – precisa Madrucci -. Non è vero che gli animali non si possono uccidere, il divieto vale solo se non c’è un motivo, ma li si può uccidere ad esempio per l’alimentazione, oppure se sono nocivi, tipo i ratti o i piccioni, o come in questo caso se costituiscono un pericolo». La norma, che risale al 2009, lo prevede espressamente, stabilendo una precisa procedura. I cani in questione, sia quello già soppresso, sia il dogo argentino di Massa Marittima, sono stati visti da una commissione composta da tre veterinari, tra cui uno comportamentale. Che hanno fatto una valutazione.
Il dogo poi, per cui dovrà esprimersi il sindaco di Massa Marittima Lidia Bai, nel novembre di un anno fa ha quasi amputato il braccio al padre del proprietario. Per questo motivo il sindaco emise un’ordinanza restrittiva che prevedeva che l’animale stesse in uno spazio recintato e uscisse solo con guinzaglio e museruola. «Il cane però – precisa Bai – non è stato tenuto correttamente». Qualche mese dopo l’animale era assieme al proprietario e ad un amico che gli stava dando dei pezzetti di schiaccia. Quando il cibo finì il cane reagì aggredendo l’amico. A questo punto fu lo stesso proprietario a portare il cane al Martellino. «Il Dogo è rinchiuso in uno spazio ridotto, che lo incattivisce ulteriormente – precisa Madrucci – gli operatori non possono portarlo fuori perché non riescono neppure a mettergli il guinzaglio, e il padrone, che doveva andare tutti i giorni, va solo pochi minuti per 2/3 volte a settimana. Tra l’altro un veterinario comportamentale privato, contattato dal padrone, lo ha definito “estremamente pericoloso”».
Uno dei due cani, dopo l’aggressione, è stato rinchiuso in uno stanzino e vegliato tutta la notte da un carabiniere con la pistola sul tavolo in attesa di essere trasferito. I proprietari del Dogo hanno ricevuto la valutazione di pericolosità della Asl, ma non hanno ancora deciso come comportarsi. Tra l’altro uno dei parametri di valutazione è anche la consapevolezza dei padroni del tipo di cane che hanno. Un sindaco non può comunque ignorare questa valutazioni «perché se ci sono conseguenze, e un cane di quel tipo può anche uccidere, ci sono responsabilità oggettive». Il comune ha sottolineato il sindaco Bai, spende per i cani 100 mila euro l’anno che vengono tolti al sociale, alle scuole agli asili.