di Barbara Farnetani
GROSSETO – «Vogliamo portare a votare chi è rimasto a casa perché non si riconosceva più in questo partito che per cercare di piacere a tutti ha finito per non piacere a nessuno». I componenti della lista “Grosseto per Cuperlo” tratteggiano l’impegno e la figura del candidato di riferimento che «non si rivolge a tutti – come sottolinea Ilaria Fucili coordinatrice provinciale dei comitati– ma si rivolge ad una platea che da questa crisi è stata schiacciata: il piccolo imprenditore, le donne, i giovani senza lavoro, gli esodati, i pensionati al minimo. Gianni Cuperlo sa a chi parlare e si rivolge a loro. La scelta di sostenere Cuperlo non era facile; quello che sia sostenuto dalla vecchia guardia della politica è un falso mito: basta guardare anche a livello locale, tutti coloro che ricoprono cariche hanno deciso di non sostenerlo. Tra noi ci sono tanti giovani, tanti ragazzi».
«Partiamo da un risultato del 30% – prosegue Fucili, ma i sondaggi ci davano anche a meno. Dobbiamo incrementare questo risultato e ricordare che l’8 dicembre dobbiamo scegliere il segretario di un partito politico e non il presidente di una associazione culturale o sportiva». «Quello che fa Matteo Renzi, di attaccare e delegittimare sempre il governo è sbagliato e distruttivo per il paese – afferma Massimiliano Frascino –, quello che serve è di essere costruttivi, e sostenere l’operato di Letta. Abbiamo un uomo del Pd al governo, abbiamo un alleato che non avremmo scelto, ma i sondaggi dicono che votando oggi si riprodurrebbe la stessa situazione: l’elettorato è spaccato in tre. La politica non può essere solo pancia, deve dare risposte: in maremma abbiamo 30 mila disoccupati, 4 mila persone in cassa integrazione. Anche la questione elettorale – precisa Frascino – è dal 2008 che il Pd chiede il doppio turno alla francese. La spaccatura in due del centrodestra – conclude Frascino – non è casuale, è una vittoria di Letta e del Pd».
«Sostenere un candidato che tutti danno per vincitore è semplice – precisa Ornella Temperani riferendosi ai sostenitori di Renzi – noi abbiamo bisogno di riavvicinare la gente alla politica. I giovani se ne vanno perché l’Italia non è un posto per loro. Tutto è ricaduto sulle spalle delle donne, delle famiglie, dei volontari. Io lavoro a scuola e trovo tante famiglie in difficoltà». «La fine di questo percorso può avere due uscite, l’8 dicembre potremo avere il segretario e il Pd oppure un segretario e il suo partito – afferma Alessandro Ragusa -. Da un lato una struttura organizzata con una sua autonomia culturale e politica che elabori una sintesi comune o una via d’uscita, dall’altro un leaderismo sfrenato e sotto di lui un comitato elettorale che si riunisce solo per legittimarlo prima delle elezioni: alleggerire un partito non significa rinunciare al dibattito interno».