GROSSETO – La bocciatura del concordato da parte del giudice con i vertici di Abbigliamento Grosseto che hanno vissuto il loro personale “venerdì nero”, non ha ancora spento il suo clamore. A tornare sulla vicenda sono le Rsu di sponda Cgil: «Ieri abbiamo festeggiato il nostro primo, importante risultato dopo mesi di battaglia – spiegano -. Siamo all’undicesimo mese senza retribuzione e quindi l’euforia era giustificata, anche se sappiamo bene che abbiamo conquistato soltanto il diritto ad intraprendere un percorso che potrà portarci al nostro vero obiettivo: il lavoro e la garanzia di un futuro dignitoso».
Il discorso si sposta poi sulla tanto invocata unità dei lavoratori dell’azienda tessile, dopo mesi di veleni tra colleghi che hanno scelto strade differenti: una minoranza in appoggio alla proprietà, il resto fuori a scioperare. «Siamo pienamente d’accordo con il segretario provinciale della Cgil quando afferma che occorre tornare uniti, ma crediamo sia indispensabile far chiarezza su cosa si basa l’unità. Sappiamo che sono tante le motivazioni che hanno convinto o costretto delle nostre compagne a non aderire alla nostra lotta ed a lavorare. Alcune le comprendiamo, altre assolutamente no. Noi ci stiamo battendo per mantenere e in futuro incrementare gli attuali posti di lavoro, altre tentano solo di salvare la propria posizione – precisano ancora dalle Rsu -. Organizzazioni sindacali, tramite loro rappresentanti, hanno definito una vittoria il concordato e, implicitamente, la loro soddisfazione al licenziamento di 100 lavoratrici, lamentando solo una carenza sul piano industriale, che non è mai esistito e che, peraltro, già a suo tempo avevano firmato un documento per escludere la Cgil dal tavolo che avrebbe deciso chi licenziare».
«Su queste ferite, che bruciano molto, potremo anche soprassedere – aggiungono -, ma su quale base dovremo costruire l’unità se si continua a ritenere il concordato come la soluzione migliore, se non ci si rende conto che il pochissimo lavoro svolto in questi ultimi mesi ha prodotto solo una ulteriore perdita per Abbigliamento Grosseto (non è un caso che la retribuzione del mese di ottobre non è ancora stata corrisposta) e che ha fornito l’alibi per chiedere il concordato in bianco e quindi ha ritardato di sei mesi una possibile soluzione positiva. A meno che non si ritengano vere le favole dei tailandesi di Prato e delle decine e decine di milioni in arrivo dall’oriente, ma parcheggiati, guarda caso, fuori Italia».
Un’unità di intenti e di pensiero che dunque appare difficile da trovare, ma che passa da un primo punto fondamentale che si chiama rinnovo delle cariche: «Noi faremo il possibile per creare le condizioni di unità e sappiamo che questa deve iniziare dalle lavoratrici e dai lavoratori della Mabro e che quindi il primo momento, quello da cui tutti dovremo ripartire, è l’elezione per il rinnovo della rappresentanza sindacale unitaria – concludono -. In quella fase sarà bene che tutti espongano chiaramente il loro pensiero. Lavoratrici e lavoratori giudicheranno con il loro voto. A quello ci atterremo».