GROSSETO – Le stragi di mafia del 1993 sono meno famose di quelle del 1992, in cui caddero i giudici Falcone e Borsellino. Eppure, oggi le indagini di polizia e le ricerche degli studiosi confermano che, se non partiamo dalle bombe del ’93, non possiamo capire gli attentati del ’92. Se ne parlerà lunedì prossimo, 25 novembre, alle 17:30, presso la Fondazione Bianciardi, nel corso di un incontro organizzato dall’Istituto Gramsci di Grosseto e dalla sede locale di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Interverrà sul tema il sociologo siciliano Umberto Di Maggio, ricercatore presso l’Università di Teramo e componente dell’Ufficio nazionale Beni Confiscati di “Libera”. Di Maggio collabora con l’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati e si occupa della promozione e diffusione delle esperienze di uso sociale dei beni sottratti alle mafie nel Mezzogiorno d’Italia.
Il giovane studioso analizzerà non solo le stragi del ’93 (gli attentati di Firenze, Milano e Roma, che produssero dieci vittime, e l’assassinio di don Pino Puglisi, il 15 settembre dello stesso anno), ma cercherà anche di illustrare i passi avanti compiuti in questi venti anni dalle indagini di polizia e dall’applicazione della legge sui sequestri.
L’iniziativa del Gramsci grossetano, presieduto dalla consigliera regionale Lucia Matergi, si inscrive nell’ambito della riflessione sulla “questione meridionale”, avviata la scorsa estate e giunta al suo terzo appuntamento, e porta avanti la collaborazione con le associazioni che si segnalano per il loro impegno culturale e civile. Un prossimo incontro avrà come tema l’analisi delle infiltrazioni mafiose in Toscana ed in Maremma.
Info: www.istitutogramscigr.it