GROSSETO – «Ritengo doveroso spiegare le ragioni che mi hanno portato a non aderire a Forza Italia all’indomani della scissione del PDL». Inizia così la lettera aperta che il consigliere regionale Andrea Agresti scrive all’indomani della scelta di Silvia Berlusconi di ritornare a Forza Italia. «La mia storia politica e la mia ideale appartenenza all’aerea della Destra Sociale non c’entrano nulla con i principi che portano alla rinascita di Forza Italia. Ritengo comunque che il presidente Berlusconi sia stato la vera novità politica tra i leader che hanno caratterizzato la storia del nostro paese negli ultimi 20 anni, l’unico vero baluardo contro la sinistra. Ritengo che l’accanimento giudiziario nei suoi confronti sia stato il metodo scientifico per distruggere un avversario politico da parte di chi non avrebbe potuto fare altrimenti per batterlo sul campo del confronto e delle idee».
«Di fatto però ritengo che il metodo con cui si è liquidato il PDL e la gestione dello stesso negli ultimi tempi sia contraria ai miei principi che vedono i partiti discutere le scelte al proprio interno – prosegue Agresti – con pluralismo e condivisione democratica alle scelte politiche facendo nascere la classe dirigente dalla partecipazione alla vita politica, per merito e non per nomina dall’alto.
Ritengo giusto non far cadere il Governo in una fase così delicata per il nostro Paese anche se questo Governo non è il migliore auspicabile ma rispetto al vuoto che si caratterizzerebbe è senza dubbio migliore. Andare alle urne ora è sicuramente una scelta sbagliata e con questa legge elettorale si ripresenterebbe ne più ne meno la stessa composizione che abbiamo oggi».
«Detto questo seguo con attenzione Alfano e questo nuovo soggetto politico e seguo con altrettanto interesse i tentativi di ricomporre in un’area di destra un partito che possa raccogliere l’eredità politica che fu di Alleanza Nazionale. In Consiglio Regionale se verrà composto il gruppo di Forza Italia – conclude Agresti – non aderirò e aderirò con gli altri colleghi che non ci si riconoscono ad un altro gruppo».