FOLLONICA – «Il Parco Centrale è un insieme che funzionerà solo se gli edifici saranno legati tra loro, con il territorio circostante e soprattutto con la città, e la sua comunità». Così l’ex sindaco Claudio Saragosa parla di un progetto più ampio, che era stato pensato come un tutto unico in cui gli edifici si compenetravano tra loro e con il territorio circostante, e invece «Si è data importanza al singolo edificio da restaurare ma ci si è dimenticati di inserirlo nel naturale background storico di appartenenza». Saragosa parla del Museo del Ferro e prosegue «L’originario progetto Parco Centrale di Follonica finanziato dal Piuss non interveniva su un singolo edificio ma doveva costruire un’area di 50 ettari in cui la città avrebbe potuto rifondare un diverso processo di sviluppo culturale ed economico, creando una rete di relazioni tra il centro città con le mille occasioni di valorizzazione territoriale in essere, come ad esempio il Parco Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane o il Parco di Montioni. Il Museo del Ferro di Follonica dovrebbe essere una porta del Parco Nazionale, ma un ignaro visitatore, da che cosa lo intuisce? Il Forno di San Ferdinando ha vissuto (forse per cinquecento anni) in stretta relazioni con le foreste attorno a Follonica, oggi quale contatto (anche fisico, percorsi per esempio) ha con il Parco di Montioni?»
«I progetti dovevano correre paralleli e non sorgere come punti scollegati (il progetto di Piuss originario lo diceva chiaramente) – afferma ancora Saragosa -. Anche i cantieri della Fonderia n. 1 e della Fonderia Leopolda (che diverrà uno dei più bei teatri realizzati in Toscana negli ultimi anni e non solo), non sono ancora ultimati. Ma una volta aperto il grande teatro, da quale piazzale fangoso i follonichesi in abiti eleganti la sera delle rappresentazioni prenderanno posto nella bellissima fonderia recuperata? Non si può pensare di aprire al pubblico queste due grandi strutture senza risolvere contemporaneamente i problemi legati al contorno: piazzale fangoso o polveroso (a seconda delle stagioni), senso di insicurezza che si prova dall’attraversare ampi spazi bui e degradati. L’idea del parco nasceva dalla voglia di restituire ai cittadini un pezzo di città partendo dal patrimonio territoriale sedimentato (dai segni su cui la città trova la propria identità) questa originaria volontà si è volatilizzata. L’emblema di quanto si va dicendo è il dibattito sul viale di tigli che verranno estirpati. Che il viale che porta da Follonica a Massa Marittima ha una lunga dolce curva è dal 1772, data in cui venne costruito. Il viale venne poi alberato (lo era già nelle prime foto aeree degli anni ’30 e nel primo rilievo IGM 1942 sulla città). Ma il nuovo progetto cancella sia il vialone tracciato 250 anni fa sia l’alberatura impiantata sicuramente più di 75 anni fa. In uno strumento ancora vigente del Comune di Follonica, approvato dal Consiglio Comunale (il Piano Strutturale) si fa notare che un’elemento del patrimonio territoriale e urbano è proprio il filare d’alberi che l’assessore oggi vede come ostacolo alla costruzione di un Parco che, al contrario, di questi segni della storia e della natura si dovrebbe alimentare».
«Fra poco la viabilità di scorrimento avrà una complicazione veramente gratuita, priva, insomma, di qualsiasi giustificazione razionale – sottolinea Saragosa -. La rotonda dell’ippodromo, a due corsie, dove attualmente confluiscono Viale Europa e via Leopardi, secondo i progetti conosciuti, verrà distrutta. Per andare da sud a nord della città, da Viale Europa a via Leopardi e da qui all’Aurelia, tutto il traffico verrà incanalato su viale Massetana in un’infrastruttura di scorrimento a tre corsie fino alla nuova rotonda del Capannino e da qui fatto rientrare verso il centro. Insomma il traffico nord-sud, sarà incanalato nel traffico est-ovest in una delle porzioni della città più densamente frequentate. I cittadini avranno una strada, dritta e larga (e con molta probabilità sempre piena di traffico), ma saranno spariti i segni che fanno di una qualsiasi città proprio Follonica: i suoi tigli, la strada curva, un ingresso in città a suo modo elegante e riconoscibile. Ci stiamo apprestando a creare un deserto semantico, un luogo privo di riferimenti e segni particolari: chissà dopo quanti anni questa porzione di parco diverrà di nuovo apprezzata dai follonichesi. Non possiamo certo gioire del fatto che i lavori non siano conclusi, ma questa volta perlomeno i ritardi potrebbero concedere quel tempo e quella riflessione utili a correggere delle evidenti distorsioni rispetto all’idea iniziale di Parco Centrale, idea nata e condivisa in un lungo processo partecipativo con la città».