CAPALBIO – La decisione di dimettersi prima della discussione è nata dalla convocazione d’urgenza del Consiglio comunale fatta dal sindaco «con meno di 24 ore di preavviso, ma preceduta da notifica a mezzo messo comunale di ulteriore convocazione dello stesso consiglio per la data del 14, con all’o.d.g. punti concernenti attività ordinaria. Tutto ciò nonostante nell’ultima seduta il sindaco avesse comunicato come possibile data per la discussione della mozione di sfiducia quella del 28 novembre. Ci chiediamo dove fosse l’urgenza di tale convocazione per oggi e con quale criterio si convocasse un ulteriore consiglio per giovedì prossimo». Così i consiglieri Lucia Biagi, Laura Chionsini, Mauro Pellegrini e Mauro Del Vecchio.
«Peraltro, alla seduta dell’ultima commissione urbanistica, dopo che durante il consiglio comunale del 30 ottobre era stato rilevato un ulteriore errore materiale del regolamento urbanistico che prevede a Chiarone un’area attrezzata anziché un nuovo stabilimento balneare, come prescritto nelle schede di valutazione del piano strutturale, il sindaco si era detto pronto a provvedere a detta correzione, come suggerito nel documento depositato da questo gruppo – proseguono i consiglieri del gruppo per Capalbio -. Tuttavia, all’ordine del giorno del consiglio convocato per il 14, di tale correzione non vi è traccia.
Capalbio ha perso un’occasione importante, ancora una volta, per potenziare le strutture balneari creando nuovi servizi e nuovi posti di lavoro».
«Tale “schizofrenia” politico-amministrativa ci ha indotto a rassegnare le dimissioni poiché riteniamo di non poter diventare, nostro malgrado, dei “burattini” mossi da logiche che non comprendiamo, forse dettate da spinte politiche provenienti dall’esterno e certo non rispettose del ruolo e delle funzioni dei consiglieri, come dell’attività amministrativa dell’Ente – proseguono i consiglieri -. Del resto il gruppo “Per Capalbio” già per ben due volte aveva richiesto le dimissioni del sindaco in passato: una prima volta, in occasione dell’accordo sulla fascia costiera, contestando l’opportunità di un patto che poteva limitare il comune nella piena libertà di gestione e programmazione di una fascia importante del territorio. L’altra richiesta di dimissioni era stata avanzata a seguito di quanto emerso nella vicenda biogas, per le affermazioni del sindaco stesso, il quale dapprima negò in consiglio ogni condivisione con il privato circa il sito su cui realizzare l’impianto, poi, dopo che la minoranza prese visione dei documenti depositati al TAR dal privato, non poté far a meno di ammettere il contrario. Come gruppo di minoranza, preso anche atto che alcuna proposta avanzata è stata mai presa in seria considerazione, l’unica scelta percorribile per salvaguardare la dignità del nostro ruolo è stata quella delle dimissioni».