ALBINIA – «Dopo un anno da Roma non arrivano nemmeno le parole, figuriamoci i fatti». È particolarmente duro il commento del presidente di Confagricoltura Antofrancesco Vivarelli Colonna ad un anno dall’alluvione che ha devastato Albinia. «Uno Stato assolutamente latitante nei riguardi degli agricoltori e delle imprese agricole alluvionate. Il nostro è un Governo pietoso – rincara la dose – che ha dimenticato gli alluvionati già dal giorno successivo all’evento. Zero assoluto come sostegni diretti. Zero assoluto come sostegni indiretti, quali la defiscalizzazione degli oneri previdenziali e contributivi, contrariamente a quanto asserito dall’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini. Zero assoluto come presenza commemorativa dello Stato. E’ come se Albinia – riflette amaramente Vivarelli Colonna – appartenesse a un altro sistema solare. Solo la Regione ha mostrato attenzione nei nostri confronti, ma anche da questo ente, ad oggi, soldi in tasca zero».
Vivarelli parla di «un danno diretto intorno ai 60 milioni di euro, è nulla in confronto a quello indiretto derivante dal fermo produzione, dal mancato reddito e dagli oneri di ripristino. Se si contasse anche questo, il valore complessivo del danno che ha subito l’agricoltura maremmana ammonterebbe a oltre 200 milioni di euro. Per non parlare poi della posizione delle istituzioni le quali usano trincerarsi dietro la fantomatica espressione “non ci sono soldi”. La verità vera è che i soldi ci sarebbero. Si tratta solo di stabilire le priorità politiche. Evidentemente – riflette – l’agricoltura, ancora una volta, non è una priorità politica. Anzi, non solo non è una priorità, non è nulla. Rendiamoci conto che molte imprese rischiano di cessare l’attività, molte famiglie sono allo sbando, la situazione è drammatica e nonostante questo da Roma si ode solamente un vergognoso “silenzio assordante”. Ci saremmo almeno aspettati che, come promesso, i consorzi di bonifica fossero intervenuti a ripristinare le vie primarie di scolo delle aziende private; ma anche di questo intento non vi si trova traccia».
«A livello comunale ci aspettavamo la sollevazione dall’Imu o qualunque altro alleggerimento fiscale; e anche di tutto questo duole constatare che nulla è stato fatto, non solo, nella legge di stabilità si prevede il ritorno alla vecchia Imu sui terreni e fabbricati rurali, nonché una nuova imposta come la Tasi. Altro che defiscalizzazione. Qui si è prodotto un allarmante appesantimento fiscale. Quindi a un anno di distanza – conclude ironicamente il presidente di Confagricoltura Grosseto – vogliamo esprimere il nostro compiacimento alle istituzioni pubbliche locali, regionali e nazionali. L’unica speranza vera è che gli agricoltori temerari, irriducibili, coraggiosi e stoici non decidano di gettare definitivamente la spugna, altrimenti il danno ambientale, economico e sociale, che ne deriverebbe risulterebbe incalcolabile».