CAPALBIO – Il comune di Capalbio si appellerà contro la sentenza del Tar Toscana che ha accolto il ricorso di Sacra, l’azienda che voleva costruire un impianto a biogas nel comune di Capalbio. La decisione è stata presa dalla Giunta comunale che ha ritenuto la sentenza «per più versi censurabile nella ricostruzione dei fatti rilevanti per il giudizio, ingiusta e motivata da erronea interpretazione ed applicazione delle norme di diritto. L’Amministrazione conferma il convincimento di aver posto in essere atti legittimi e tempestivi, nel rispetto del principio di legalità e di imparzialità, e nel pubblico generale interesse, tanto che il tribunale (che pure ha disposto un annullamento di un atto della Provincia ai soli fini risarcitori) non ha trovato ragioni per annullare alcuno dei provvedimenti assunti dal Comune. Seppure si rileva che l’unico atto annullato dalla sentenza del T.A.R. è la determinazione della Provincia di Grosseto appare illogica e censurabile la condanna al risarcimento del danno per il comune, poiché la responsabilità delle Amministrazioni è affermata senza alcun giuridico fondamento». Il comune chiede anche la sospensione dell’immediata esecutività della sentenza.
«La vicenda dell’impianto a biogas di Sacra a Capalbio è davvero singolare. Una classica storia italiana». Così il presidente della Provincia Leonardo Marras commenta la sentenza del Tar Toscano. «Al momento in cui la Provincia ha adottato un protocollo d’intesa per promuovere l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, fra le quali il biogas, è stata oggetto di un fuoco di fila da parte dei soliti noti con proprietà a Capalbio. Successivamente sono intervenuti insigni giuristi a sostenere che le energie rinnovabili vanno bene solo se lontano dal proprio cortile (sindrome di Nimby: not in my backyard) ed è capitato di dover assistere al prelievo di un funzionario per interrogarlo nel corso di una conferenza dei servizi, con la conseguenza che il processo decisionale è stato interrotto. A un certo punto è apparso, leggendo gli accadimenti, che quasi fossimo “in combutta” con il privato. Lo stesso privato, presunto favorito, ricorre al Tribunale amministrativo regionale e ottiene una pronuncia favorevole e il diritto al risarcimento!»
«Data la successione degli eventi, ammetto di avere una crisi d’identità – prosegue Marras -: qualcuno mi spieghi se “noi” della Provincia siamo stati troppo “disponibili” verso Sacra Spa, oppure se siamo stati, proprio noi, causa del danno che secondo il Tar la società ha subito. Essere equilibrati e giusti in questo Paese è comunque una colpa. Ricorreremo ovviamente al Consiglio di Stato per difendere la regolarità del procedimento, ma temo questo non contribuisca a risolvere la ponderosa questione di fondo: com’è possibile svolgere con serenità il ruolo di amministratore nel Paese dei paradossi che è oggi l’Italia?»