di Barbara Farnetani
CAPALBIO – È stato accolto uno dei tre ricorsi, uno contro la Provincia e due contro il Comune di Capalbio, presentati da Sacra srl al Tar della Toscana per la vicenda dell’impianto a biogas che doveva sorgere sulla strada Origlio a Capalbio. Il Tar ha accolto il ricorso presentato contro la Provincia, condannandola, in solido con il comune, all’eventuale risarcimento del danno. Sacra aveva fatto ricorso contro una serie di atti del Comune e contro l’atto finale della Provincia che aveva negato l’autorizzazione a realizzare l’impianto a biogas nel comune di Capalbio.
La Sacra, azienda agricola di oltre 100 ettari, aveva però preso in affitto altri 15 ettari proprio per costruire l’impianto a Biogas. I proprietari dei terreni avevano però chiesto la nullità del contratto d’affitto in quanto “il rappresentante aveva travalicato i suoi poteri”, in seguito a questo anche il comune di Capalbio aveva annullata l’approvazione del programma di miglioramento aziendale proposto da Sacra. Anche la Provincia infine (giugno 2013) aveva negato l’autorizzazione unica in seguito al parere negativo dato dalla conferenza dei servizi.
«Il TAR – commenta Sacra – ha sottolineato l’infondatezza e la pretestuosità delle motivazioni poste a base del diniego), per infine ritenere assente “qualunque riferimento all’interesse pubblico” che giustificasse gli atti amministrativi posti in essere. In ordine al contraddittorio atteggiamento del comune, prima favorevole alla realizzazione dell’impianto e poi inspiegabilmente contrario tanto da diventarne l’affossatore, il TAR ha evidenziato come “il mutamento di parere da parte del Comune di Capalbio non appare sorretto da adeguata motivazione … [ma]… piuttosto frutto di un mutamento di opinione circa l’opportunità del nuovo impianto derivante dalla pressione che alcuni proprietari di abitazioni nei pressi dell’impianto hanno senz’altro esercitato”».
Il Tar ha dunque condannato Provincia e Comune “in solido a risarcire il danno cagionato alla società ricorrente nella misura che risulterà dall’attuazione dei criteri indicati in sentenza” ossia la sentenza parla del “diritto ad un risarcimento per la mancata realizzazione dell’impianto da cui sono derivati danni sia sotto il profilo del danno emergenti per i costi sostenuti per la creazione e richiesta di approvazione del progetto sia sotto quello del lucro cessato poiché la società non potrà conseguire gli utili che si riprometteva per l’esercizio dell’impianto da autorizzare”. A tal proposito la sacra aveva parlato di «costi per oltre 700.000 euro e un mancato utile lordo, nei 15 anni, compreso tra i 9 e i 13 milioni di euro».
Soddisfatto il presidente di Sacra Carlo Puri Negri «La sentenza certifica la correttezza del nostro operato ma è andata perduta una occasione per produrre energia pulita e coltivare tutta l’azienda. Spero adesso che il comune sappia ritrovare l’equilibrio che in questa vicenda pare aver smarrito, e porre rimedio al gravissimo danno». Il terreno però nel frattempo non è più nella disponibilità della società.
Per quanto riguarda la controparte, l’avvocato Alessandro Antichi, legale del comune di Capalbio ha affermato «Per un eventuale ricorso ci riserviamo di decidere dopo aver letto la sentenza che al momento ci appare ingiusta e fondata su una errata valutazione dei fatti». Un ricorso sembra comunque al momento piuttosto probabile.