a cura di Giulia Carri
NEW YORK – Laura Gasperini, 29 anni, è originaria di Marina di Grosseto. Ha trovato il coraggio di partire per realizzare il suo sogno di lavorare come filmmaker nella Grande Mela.
Da quanto vivi negli USA? Cosa hai fatto fino a quel momento?
“Sono arrivata qua tre anni fa, nel 2010. Ho fatto il Liceo Linguistico a Grosseto, poi mi sono laureata in Cinema Musica e Teatro a Pisa. Dopo la laurea ho avuto un momento di crisi perché non sapevo cosa fare. Ho cercato lavoro nel turismo dato che conosco diverse lingue e per un pò di tempo ho lavorato come receptionist.”
Hai provato a lavorare anche nel tuo campo, il filmmaking?
“Sì, ho fatto degli stage e nel 2005 ho collaborato all’ organizzazione dell’ Horror Film Festival a Livorno, curato da ‘Il nido del Cuculo’. Con loro ho lavorato spesso in produzione per ‘Io Doppio’. E’ stata un’esperienza bella e divertente, ma erano solo collaborazioni o stage, con poco futuro.”
Cosa ti ha fatto partire e scegliere New York?
“Mi è scattata una molla, ho deciso di lasciare il turismo per dedicarmi alla carriera di film maker. Volevo mettermi alla prova per capire se potevo farlo. Ho cercato un corso professionale e ho scelto di fare un corso tecnico di filmmaking per 8 settimane alla New York Film Accademy. Così sono partita.”
Ma dopo le 8 settimane sei rimasta…
“Sì. Ero comunque partita con l’idea di trovare il modo di restare dopo il corso. La fortuna è stata poter concorrere per una borsa di studio alla New York Film Accademy, che ho vinto e mi ha permesso di restare un altro anno. Vincere mi ha permesso anche, una volta terminato l’anno in accademia, di ottenere un visto lavorativo per l’anno successivo. L’OPT (Optional Pratical Training) ti legittima a lavorare in USA, che si sa non è proprio semplice, e per me è stato fondamentale per entrare nel mondo del lavoro.”
Alla fine ce l’hai fatta, vivi e lavori come filmmaker a New York!
“Sì, non è stato semplicissimo però. Una volta finito il visto lavorativo, per rimanere dovevo trovare qualcuno che mi sponsorizzasse il visto artistico. Lottare per rimanere qua è stata la cosa più difficile che ho fatto nella mia vita, un’odissea, ma a Marzo 2013 ho ottenuto l’ennesimo visto.”
Dove lavori?
“Sono freelance e faccio tante cose. Lavoro come assistente ai professori della New York Film Accademy, come videographer per Howcast e altre compagnie, come assistente alla regia nella realizzazione di short film indipendenti e spesso mi occupo anche di produzione.”
Il salto dalla Maremma alla grande mela è importante, come ti trovi a New York?
“Lavorativamente benissimo, era quello che cercavo. Anche da un punto di vista creativo, lo stimolo è perenne. Le cose che mi creano difficoltà sono il clima, perché è una città freddissima d’inverno e piovosa d’estate; il fatto che essendo freelance non ho agevolazioni di nessun tipo e le distanze infinite.”
In Maremma torni spesso? Cosa ti manca?
“Torno una volta l’anno, l’estate. La mia famiglia è la cosa che mi manca di più, li vedo troppo poco. Mi manca il nostro cibo, le nostre tradizioni e ovviamente la natura. Quella bellezza di vita che qua manca. A volte mi mancano anche le chiacchiere di paese, la parte buona non il pettegolezzo, quel modo genuino di conoscersi senza diffidenza.”
Cosa cambieresti della Maremma per migliorarla?
“Prima di tutto la propensione alla lamentela. Ci lamentiamo sempre senza apprezzare tutto quello che abbiamo. Questa energia dovrebbe essere spesa per valorizzare il territorio bellissimo che abbiamo e che ancora, soprattutto qua, in troppi pochi conoscono.”
Tu ci promuovi?
“Certo! Cerco di fare del mio meglio! Una volta è stato bellissimo, mentre lavoravo ho conosciuto un giornalista gastronomico che mi ha detto di aver girato il mondo, ma che il suo posto preferito era la Maremma. Per questo vanno fatti sforzi per promuoverla, chiunque la vede se ne innamora.”
In un futuro anche lontano prevedi un ritorno?
“Non lo so, sono molto combattuta. L’idea di formare una famiglia qua sinceramente mi spaventa. E’ una città meravigliosa ma dura, i miei figli non potrebbero avere la libertà e la spensieratezza che ho avuto io. Dall’altra parte qua culturalmente c’è tutto e adesso lavoro qua, quindi per un po’ rimango. In futuro si vedrà.”