di Daniele Reali
GROSSETO – Che si sia aperta una nuova fase del Pd questo è certo, ma capire se sia migliore o peggiore del passato questo ancora nessuno lo sa. Il congresso i suoi strascichi li ha lasciati un po’ in tutti i circoli e adesso, dopo corsi e ricorsi, il richiamo al senso di responsabilità inizia ad essere insistente e da più parti. Ieri era stata la volta di Luca Sani, oggi tocca a Leonardo Marras che getta acqua sul fuoco di un Pd spaccato a metà e cerca di richiamare tutti alla responsabilità.
«Altri sono più bravi di me – scrive Marras – a ragionare sui numeri di iscritti, voti e analisi circolo per circolo.Del congresso del Pd noto solo due dati: una grande partecipazione, in linea con quello che dovrebbe essere un partito che governa ovunque nel nostro territorio e un equilibrio sostanziale, in cui nessuno ha vinto. Anzi, abbiamo perso tutti».
«Ha perso chi come me non ha saputo fino in fondo interpretare le istanze di cambiamento e ha perso chi riteneva di continuare così, nonostante tutto. Iniziamo con il dire che occorre uno slancio diverso e qualcos’altro rispetto a ciò a cui siamo abituati, se non altro perché lo scenario attuale lo impone e così si rischia lo stallo. Il come o il cosa sarebbe giusto farlo insieme, ascoltando le ragioni degli gli uni degli altri.
Toni trionfalistici o atteggiamenti tracotanti non giovano a nessuno, men che meno contribuiscono a creare i presupposti necessari per una ripresa dell’iniziativa politica del partito».
«Il dato numerico ci assegna una gradazione di responsabilità. Tutti ce ne dobbiamo far carico, e qualcuno più di altri in questo momento difficile: la responsabilità più grande è sapere bene che il partito non è proprietà di nessuno, ma è di tutti coloro che continuano a dargli la propria fiducia e che oggi ci guardano, se ci guardano, con stupore e sgomento».
«Smettiamo, dunque, i panni di forsennati partigiani o di censori superiori.
Chi ha responsabilità istituzionali faccia un passo indietro nel dibattito pubblico e si metta al servizio di tutto il partito per agevolare il confronto. Non è un rimprovero verso nessuno ma un’esortazione prima di tutto a me stesso».