GROSSETO – La parità dei diritti e della dignità delle persone, la giustizia economica, l’uguaglianza di tutti i cittadini, a qualunque fede o etica appartengano, è necessario che trovino realizzazione nella comunità umana. Occorre dare risposte coerenti che rendano vere queste affermazioni. Affermare il diritto di parola e quindi di cittadinanza degli esseri umani che vivono in Italia vuol dire aprire il concetto di nazione ad una visione post geografica, in cui i luoghi ed i confini siano delimitati dalla cultura, dalle peculiarità sociali, dalle storie, dalle norme.
Chi questi confini sceglie, nasce, vive e condivide le regole di convivenza è cittadino. Ogni libertà presuppone la disciplina della norma, ma la libertà che ci costituisce persone esige coerenza alla realtà che viviamo. L’evoluzione delle regole è nel mutamento del mondo, nella crescita. Il diritto di parola e di cittadinanza a chi vuol vivere in Italia non è, dunque, una concessione, ma una conseguenza.
I rappresentanti delle varie confessioni religiose riunite dalla Provincia di Grosseto nel tavolo interreligioso richiedono che il Governo italiano prenda atto della nuova realtà e modifichi la norma sul diritto di cittadinanza riconoscendo lo ius soli a tutte le persone che sono nate in Italia.