CUBA – Ecco il viaggio, in tre puntate, che ci hanno inviato due nostri lettori. Un tour di Cuba, quella più vera e autentica, fuori dai villaggi vacanze e dagli hotel di lusso. Un tour partito dall’Havana e proseguito per Vinales, Cienfuegos, Trinidad, Santa Clara, Remedios. Ecco la terza e ultima tappa.
8° giorno – L’ultimo giorno a Cinfuegos lo abbiamo passato in casa. Il mio compagno con un febbrone da cavallo delirava, e così abbiamo guardato la tv cubana: un unico canale propagandistico-educativo dalla mattina alla sera, alle 20 il noticiario nacionale e dopo la seguitissima telenovela brasiliana, quella che piace di più e che si alterna a quelle locali. Quando la sera si esce si può seguirne lo scorrere via per via: quando c’è la telenovela brasiliana nessuno esce di casa e chi non ha la tv sta seduto fuori casa ad ascoltare le tv degli altri o va al bar.
9° giorno – La mattina dopo si parte per Trinidad: i biglietti costano 6 cuc più la mancia per quello che sistema i bagagli, tante volte ci mandasse le valigie da un’altra parte. Il viaggio è breve, un’ora e mezzo, con aria condizionata altissima. Alle 13.30, puntualissimi, siamo a Trinidad. A 50 metri dall’autobus una folla di “hombre particulares” ci aspetta dietro una catena. Sono i proprietari di casa che cercano affittuari o che ne stanno aspettando con i cartelli nelle mani. Tramite Geronimo abiamo già chi ci aspetta, Luis che ha una casa in via Simon Bolivar. Ci aspetta con Miguelito, un vecchietto che carica le valigie in un carrettino e ce le porta fino a casa. Dopo le solite formalità di registrazione del passaporto usciamo. Trinidad è molto carina e il suo centro storico è particolarmente curato rispetto alla media cubana. Le sue strade sono tutte lastricate di ciottoli e pochissimo trafficate. Anche per questo è molto silenziosa. È una città molto turistica (si vede dai tanti negozi, bar, mercatini…), ma come tutta Cuba è anche profondamente vera.
I negozi di Cuba meritano un piccolo capitolo a parte. A Cuba anche se avete soldi, non potete comprare nulla, perché non c’è nulla se non quello che si produce sull’isola. Cibo, liquori, bevande… hanno la loro birra, la Bucanero, il loro rhum, Havana club, insomma, l’embargo li ha portati a fare da sé. Nulla si getta, tutto si ricicla. C’è gente che ti segue se vede che hai una bottiglia di plastica alla fine per recuperarla. Amano le nostre cose differenti in un mercato omologato e “di stato”… abbiamo scambiato due salviette a fiori con 4 tazze e una crema protettiva con un domino di legno e qualche altro piccolo oggetto di artigianato. Tra i tanti negozi da vedere una rivendita di strumenti musicali che vengono fabbricati nella attigua bottega. Facciamo sosta in 3 o 4 locali. Il caldo si fa sentire: molto carini la Casa della musica e la Casa della trova. All’angolo della piazza una bottega d’arte: un’artista vede la figura femminile come una caffettiera che riproduce in tutti i tipi di materiali, anche utilizzando vecchi giornali anni ’70. La sera una delle cene migliori. Pargo alla plancia: buonissimo. La sera la casa della musica è da non perdere. Gruppi di salsa e trova danno spettacolo con turisti e giovani cubani che ballano di fronte al palcoscenico. Anche la posizione del locale è spettacolare, di fronte alla chiesa parrocchiale, con i tavoli disposti su tutta la scalinata.
10° giorno – Questa mattina abbiamo deciso di andare alla Valle de los ingenios, la valle degli zuccherifici. La visita viene effettuata con un treno a vapore d’epoca completamente aperto che sputa fumo e fuliggine per cui vi sconsigliamo vestiti bianchi. Il viaggio però è affascinante. Costa 10 cuc a testa. La prima tappa è tecnica: rifornimento d’acqua. Ad un passaggio a livello nel nulla sale un chitarrista che intonerà i cavalli di battaglia del posto: Hasta siempre e chan chan, ma anche Gunatnamera e Cielito lindo. Dopo un’ora arriviamo ad una antica azienda per la coltivazione della canna da zucchero con una torre alta 44 metri da dove il proprietario poteva guardare gli schiavi al lavoro. La tappa successiva è in una sorta di bar e ristorante con musica dal vivo.
Alle 15 siamo a Trinidad prima di andare a prendere i costumi ci fermiamo per una pizza che ci costa 5 pesos (15 cent di euro). Per 5 cuc troviamo un taxi che ci porta a Playa Ancon: spiaggia bianca con palme e mare cristallino. Il tempo non è dei migliori ma il mare è calmissimo. Invece che col taxi torniamo con l’autobus. È un bus per i cubani, ma per un cuc a testa l’autista ci riporta a casa. È iniziato a diluviare, ma gli acquazzoni a Cuba durano sempre poco. Questa sera si mangia aragosta alla plancia.
11° giorno – oggi si parte per Santa Clara, la mattina però la passiamo a girellare per un mercatino locale a fare qualche acquisto. Compriamo anche una scheda telefonica internazionale per chiamare l’Italia. Non sempre però i telefoni pubblici funzionano, in alcuni casi abbiamo pensato anche che fossero finti, installati per fare bella figura… mha… prima di partire il padrone di casa si offre di venderci sigari Choiba a buon prezzo. All’inizio siamo diffidenti, poi accettiamo: i sigari sono morbidi e confezionati come nei negozi in città (se comprate sigari ricordate che c’è un numero limite, se prendete la scatola grande ricordate di toglierne uno prima di andare all’aeroporto). Il viaggio per Santa Clara dura 3 ore, sono i chilometri che ci separano dalla città del Che, la capitale della rivoluzione cubana. La nostra casa di Santa Clara, consigliata da Luis, è un vero appartamento, con tanto di cucina, salotto e tv, una casa coloniale in plaza del Carmen. Le proprietarie sono nonna e nipote creole. Il tutto per 20 cuc. Per cena cerdo, il maiale. La cucina però è pessima. Dopo cena ci concediamo due Avana club 7 anos alla “Marquesita”.
12 giorno – Visto che abbiamo deciso di rimanere tre notti (non vogliamo perderci la commemorazione della morte del Che) oggi andremo a visitare Remedios, che dista 45 chilometri. Ci porta un taxi particular per il costo di 20 cuc. Ce lo ha trovato la nostra padrona di casa. Crediamo che sia il suo fidanzato. Remedios non è niente di che, visitiamo comunque il museo de las parrandas una sorta di mascheroni di carnevale per una ricorrenza che si svolge ogni 24 dicembre. All’ora di pranzo iniziamo a cercare un posto dove mangiare ma la città è deserta. Chiediamo ad una donna che ci accompagna davanti ad una casa. C’è una fila di persone, da dentro la finestra di una casa distribuiscono pizze. Aspettiamo il nostro turno e ne compriamo due, poi per strada compriamo due avocado. Il tizio entra in casa col machete e ce li porta direttamente dall’albero. Buonissimi ed enormi. Concludiamo con due gelati al cocco, sanno di tutto meno che di cocco, ma sono freschi. E anche oggi il pranzo è fatto. Ripartiamo per Santa Clara, ma poco dopo il tassista si ferma, apre il cofano, toglie un pezzo dal motore e riparte… mha…
13 giorno – Oggi è l’8 di ottobre e si commemora la caduta in Bolivia di Ernesto Guevara. La cerimonia si svolge sotto il monumento del Che. Anche perché sono trascorsi 40 anni dalla morte. Fatichiamo a trovare un taxi. L’autista vorrebbe approfittarsi e ci chiede 4 cuc per poche centinaia di metri. Contrattiamo a lungo e gliene diamo 2. Quando arriviamo al monumento la enorme folla sta defluendo. Arrivare prima però non ci sarebbe servito, ci sono cubani con tanto di inviro che sono rimasti fuori. Visitiamo il mausoleo, il museo e il monumento. Il memorial è particolarmente suggestivo. A bordo di un taxi-carreto, un’ape che sul retro porta le persone, andiamo al treno blindato, trasformato in monumento, in ricordo di una delle battaglie decisive per la “Revolucion”. Pranzo a base di pizza e panino jamon e poi gelato Coppelia. Scopriamo che esiste anche in forma da passeggio, e per una logica tutta cubana, costa di più che mettersi a sedere al tavolino… mha… vorremmo visitare la fabbrica di sigari ma i biglietti si comprano altrove e tornando lì sarebbe troppo tardi per la visita… insomma la solita burocrazia alla cubana. Il centro di Santa Clara è piccolo e lo conosciamo a meoria. I negozi sono tanti ma hanno tutti la stessa roba TUTTI. Domani partiamo per l’Havana. Scopriamo con un po’ di rammarico che sul bus Viazul non ci sarebbe più posto… abbiamo chiesto di telefonare ad Ailin la nostra giovane padrona di casa. È lei a proporci il taxi del solito fidanzato. Per 50 cuc ci porterebbe lui. Solo a questo punto capiamo che probabilmente si è inventata tutto, anche che il bus è pieno. Il prezzo comunque non ci dispiace spendiamo qualcosa in più ma viaggiamo più comodi e veloci e soprattutto possiamo farci portare direttamente alla nostra prossima casa particular. Ultima notte a Santa Clara. Ad un tratto il mio compagno si sveglia per andare in bagno e dentro la abatjour vede un animale. È una rana di un colore stranissimo per i nostro standard. Faccio una sorta di guanto con un sacchetto di plastica (ho letto che ne esistono anche di velenose, anche se forse non qui) la afferro mentre si arrampica su un muro che sembra l’uomo ragno e la lancio nel patio, tra le piante.
14° giorno – L’Havana è sempre bellissima. Decidiamo di fare qualcosa da “turisti” e visitiamo il museo del Rum della fondazione Habana club. Costa 5 cuc a testa. È un bel museo con guida in spagnolo e mini degustazione finale. Vorremmo visitare anche la fabbrica di sigari ma alle 14.30 chiude e rimandiamo al giorno dopo: i sigari sono una maledizione… troviamo un piccolo quartiere in una calle parallela a San Lazzaro. Si chiama Hamel ed è pieno zeppo di murales e installazioni artistiche.
15° giorno – Oggi cascasse il mondo visiteremo la fabbrica di sigari. Quella della capitale è una delle più antiche fabbriche di tabacco la “Real fabrica Partagas” la visita costa 10 cuc a testa, cara ma molto interessante. Non si possono fare foto. L’odore è fortissimo. La guida è una bella ragazza con sigaro in bocca. In sottofondo la novella radiofonica che lavoratori e lavoratrici ascoltano mentre lavorano. Ad un certo punto una salva di applausi e fischi: l’eroe della storia ha finalmente baciato a protagonista. Un tempo invece della novella radiofonica c’era un grande tavolo a cui si sedeva un lettore e durante la lavorazione leggeva i libri più celebri, tra cui il Conte di Montecristo, da cui poi prese il nome uno dei sigari più famosi. Ad ogni lavorante oltre allo stipendio vengono regalati alcuni sigari tra quelli di scarto, quelli venuti peggio, non omogenei in colore ecc… in genere sono quelli che poi vengono venduti sfusi per strada. La mattina termina con una visita al museo della Revolucion dove è custodita la Granma l’imbarcazione con cui Fidel sbarcò a Cuba. Ci fermiamo per un ron al bar Dos hermanos che pare fosse il preferito da Gracia Lorca. E acquistiamo due sigari in confezione singola: un Romeo y Juliet per 3,50 cuc e un Cohiba per 7,20 cuc. La sera Mojito e Daiquiri al Monserrat…
Mi spiace di aver dovuto tagliare tanto del mio splendido viaggio nei Caraibi, e mi spiace anche di non essere riuscita a ricreare in pieno quella atmosfera unica che si prova solo vivendola. Il mio consiglio dunque è uno solo: andateci, andateci prima che tutto cambi, perché un giorno tutto cambierà. Andateci prima che i cubani abbiano il permesso di vendere le loro auto anni 50 agli stranieri, prima che i negozi si riempiano di oggetti cinesi, prima che si perda il ricordo di un’isola diversa da tutto il resto dei Caraibi.
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