a cura di Giulia Carri
PORTOGALLO – Remo Ventura, 50 anni, ha creato e dirige il sito di Shark Helmets in Portogallo, dove vive da 12 anni.
Maremmano di dove?
“Grosseto città. Cresciuto in viale Caravaggio. A 14 anni ho cominciato a lavorare per Radio Grifo, facevo il dj. Dopo poco sono passato a radio Grosseto, mi occupavo di raccolta pubblicitaria. Sono rimasto lì fino a 18 anni quando sono partito per il servizio militare. E lì sono rimasto, qualche anno, lavorando nel settore militare di alcune aziende”.
Di cosa si occupava?
“Sono sottotenente delle armi navali, il mio campo è sempre stato quello commerciale e della comunicazione. Fino all’84 ho lavorato nel settore pubblicitario della rivista militare RID (Rivista Italiana Difesa) a Chiavari. Poi come responsabile commerciale del settore militare delle Officine Galileo a Firenze. Gestivo le relazioni tra l’Esercito, la Marina, l’Aeronautica e i Ministeri di vari paesi… Thailandia, Singapore, Oman, Arabia Saudita, Francia, Norvegia… Italia. Viaggiavo molto per lavoro, stavo fuori anche un mese a volte”.
Poi ha deciso di lasciare il settore militare, perché?
“Per per stare vicino alla mia famiglia, nel ‘92 ho deciso di tornare a lavorare a Grosseto. Cercavo un lavoro, qualunque pur di essere vicino ai miei. Così sono approdato in Vemar Helmets, che allora cominciava a fare i primi caschi e cercava un direttore commerciale per venderli”.
Quanto è rimasto in azienda?
“Otto anni. Abbiamo consolidato il mercato europeo ed il brand a livello internazionale accrescendo il fatturato da 1,5 milioni di euro a 15 milioni di euro. Quando ho deciso di lasciare, mi sono concesso un mese sabbatico per riflettere, poi ho lavorato un po’ come consulente”.
Come è arrivato in Portogallo?
“Per una fortunata coincidenza diciamo. Nel 2000, dopo circa 4 mesi come consulente, stavo per entrare in Ducati Performance, per occuparmi dello start up commerciale di caschi ed accessori. In quel periodo il più forte corridore della Ducati era Carl Fogarty, che utilizzava un casco Shark. Io lavoravo come consulente per la Shark e li chiamai per proporgli un’eventuale collaborazione con Ducati per la produzione dei caschi. Loro mi dissero di passare dalla loro sede a Marsiglia perché avevano una proposta da farmi. Mi proposero di aprire una società di produzione di caschi in plastica a Carregal do Sal, in Portogallo. Il progetto mi affascinava, ho accettato e sono partito”.
Come è la vita in Portogallo?
“Il Portogallo è un paese simile per mentalità all’Italia. Non ho mai sentito un grande divario culturale. Vivo a Viseu, una cittadina nella sub regione del Dão-Lafões. È una zona simile alla Maremma per il buon cibo, vino e le colline. Una realtà ancora molto selvaggia e bella, ma ahimè è lontana dal mare”.
Parlando di Maremma, riesce ancora a viverla? Cosa le manca e cosa cambierebbe?
“Torno l’estate per un paio di settimane quando posso. Da lontano la Maremma è solo bellissima, direi che mi manca tutto. Viverci è diverso. Purtroppo la nostra terra soffre di una chiusura mentale che le impedisce di crescere come potrebbe. Le possibilità sono enormi, solo aprirsi di più agli investimenti dall’estero sarebbe un grande passo per crescere. Così come creare connessioni più strette con il resto della Toscana, a livello imprenditoriale per esempio, darebbe valore aggiunto alla nostra terra”.
Tornerebbe?
“Sarebbe il mio grande desiderio. Far crescere i miei figli in Maremma insegnargli la nostra cultura. Questo è solo un sogno però, le possibilità lavorative che la Maremma offre non mi permettono ancora di realizzarlo ”.