GROSSETO – I primi giorni dell’autunno hanno drammaticamente riportato all’attualità il problema del rischio idrogeologico. La Toscana e la provincia di Grosseto hanno dovuto fare i conti con il problema delle forti piogge e le conseguenti frane o esondazioni di torrenti e fiumi. «Un territorio che ogni anno è reso più vulnerabile per una politica di prevenzione del rischio idrogeologico che continua a basarsi su pochi interventi di somma urgenza invece che su un’azione di prevenzione diffusa su tutto il territorio – scrivono dall’Ance -. La difesa del suolo e le politiche di prevenzione del rischio sono quanto mai urgenti. Nuovi fondi per la prevenzione però non arrivano. La legge di stabilità varata dal Governo infatti sblocca su base nazionale circa 1,3 miliardi di euro per interventi immediatamente cantierabili in attuazione degli accordi di programma per far fronte alla somma urgenza e ne stanzia di nuovi solo 180 milioni in tre anni così divisi: 30 milioni per il 2014, 50 per il 2015 e 100 per il 2016».
«Risorse assolutamente insufficienti e non destinate a mettere in campo quell’azione integrata di difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologico quanto mai necessaria. Il debito pubblico e lo spread non possono rappresentare le motivazioni per non intervenire. Serve una scelta politica forte per produrre un beneficio in termini di sicurezza, di rilancio occupazionale ed economico per il territorio – precisano dall’Ansa -. Occorrono programmi di manutenzione ordinaria, controllo e tutela del territorio e dei fiumi, per i quali è necessario un supporto tecnico qualificato e diffuso localmente, permettendo alle Amministrazioni locali di mettere in campo gli interventi necessari, prevedendo anche opportune deroghe al patto di stabilità. Le spese di Regione e Comuni relative alla mitigazione del rischio idrogeologico vanno considerate come investimenti, in quanto più efficaci di qualsiasi intervento in emergenza e in grado di prevenire danni per cifre ben superiori a quelle così investite».
«Vale ricordare che nel Paese negli ultimi 20 anni per ogni miliardo stanziato in prevenzione ne abbiamo spesi oltre 2,5 per riparare i danni. Un bilancio reso ancora più grave dalle numerose vittime decedute sul territorio – concludono dall’Ance -. Serve un’azione nazionale di difesa del suolo che rilanci la riqualificazione fluviale, la manutenzione ordinaria e la tutela del territorio, abbandonando la logica del ricorso a sole opere strutturali e di somma urgenza superando la logica di emergenza».