GROSSETO – «Abbiamo urtato uno scoglio?» e poi: «Madonna ch’aggio combinate!»: così Francesco Schettino subito dopo aver urtato lo scoglio di fronte all’Isola del Giglio. La registrazione con la voce del comandante è stata fatta ascoltare in aula, questa mattina, durante la testimonianza dell’ufficiale in addestramento Salvatore Ursino. Si tratta del primo testimone sentito in aula che fu presente in plancia di comando per tutta la navigazione della sera del 13 gennaio 2012, da Civitavecchia all’urto contro gli scogli del Giglio.
«In plancia c’erano il primo maitre Antonello Tievoli, il maitre Ciro Onorato, l’hotel director Manrico Giampedroni, oltre che la ragazza moldava (Domnica Cemortan, ndr) che rimase sulla porta» ed «erano lì per ammirare il passaggio ravvicinato al Giglio». Lo ha detto il testimone dell’accusa Salvatore Ursino rispondendo alle domande del pm Stefano Pizza che chiedeva chi fossero gli ”ospiti” sul ponte di comando, luogo della nave solitamente riservato solo agli addetti alla navi. I quattro accompagnavano il comandante Schettino e sono previsti come testimoni del pm dopo la deposizione di Ursino.
L’ufficiale ha poi raccontato che Schettino aveva dato ordine di aumentare la velocità da 15 a 16 nodi intorno alle 21.40, mentre la nave era gia’ a breve distanza dall’Isola del Giglio. «È insolito sentire un ordine di timone a dritta mentre si va a 16 nodi, perché la nave sbanda e si inclina su un lato determinando la possibile caduta oggetti e persone. C’era qualcosa di strano» così «di mia iniziativa andai sull’aletta sinistra» dove «mi affacciai dalle vetrate: vidi gli scogli a una ventina di metri, con prora a dritta e poppa verso sinistra. D’istinto mi venne di dire che la ‘poppa era impegnata a sinistra’».
Il timoniere indonesiano, sempre secondo Ursino, sbagliò due volte a comprendere i comandi di Schettino, e a ripeterli, ma il comandante non intervenne e non prese provvedimenti se non dicendo “otherwise we go on the rocks (altrimenti andiamo sulle rocce)”. «Mi misi a fianco del timoniere poiché si andava con navigazione manuale», dice Ursino, e anche perché talvolta c’era necessità di «ripetergli gli ordini, che gli venivano dati in inglese». «Lo feci di mia iniziativa». Ursino poi ricorda che il terzo ufficiale di coperta, Silvia Coronica, «si avvicinò al timoniere» ma anche «Coronica lo fece di sua iniziativa» muovendosi dalla sua postazione.
Ed è tornata a Grosseto, perché convocata anche lei tra i testimoni dell’accusa, anche la ballerina moldava Domnica Cemortan, fatta accomodare nella saletta testimoni del teatro Moderno.