MONTEROTONDO MARITTIMO – «I toni trionfalistici del comunicato, con cui l’Amministrazione della Provincia di Grosseto ha accolto le sentenze del TAR sui ricorsi all’approvazione del progetto Solemme, male si addicono ad un ente pubblico delegato dalla popolazione e che di questa dovrebbe difendere i diritti a fronte di interessi economici di imprese private». Afferma Graziano Bianchi per Geo ambiente e territorio. «Di certo non c’è di che andare fieri e festanti per non avere sottoposto il progetto a Valutazione di Impatto Ambientale, ossia per avere impedito alla popolazione interessata di esprimersi su tutti gli evidenti impatti che non si limitano, come si vorrebbere fare credere, al paesaggio ed ambiente, ma anche a quelli socioeconomici di grave degrado, perdita di valore del territorio, e perdita di turismo».
«Entrando nel merito – prosegue Bianchi -, le sbandierate esigenze di smaltimento dei fanghi dell’Acquedotto del Fiora sono già coperte dall’impianto esistente ed i numeri lo dimostrano anche agli sprovveduti. Dai bilanci ufficiali del Fiora risultano poco più di 4.000 t/a di fanghi compostabili, che rientrano pienamente nel 35% (massimo per legge) delle 26.000 tonnellate di rifiuti attualmente autorizzati. Pertanto appare evidente che l’ampliamento richiesto a 70.000 t/a vada solo a soddisfare le esigenze di ACEA per i comuni dei Colli Albani, di cui già oggi risultano dalle bolle di accompagnamento i conferimenti a Solemme. Ma ciò non basta per tutte le province del Lazio gestite da ACEA, attualmente in difficoltà di smaltimento, e da ciò deriva la necessità di ampliamento. Non è chiaro perché la Maremma, e nello specifico Monterotondo, debba diventare una valvola di sfogo, per non dire peggio, di ACEA, e restano seri dubbi sui suoi reali obiettivi finali».
«Auspichiamo che non succeda nulla, ma l’anno scorso l’impianto Kiklos di Aprilia (LT), definito da ACEA gemello di Solemme, è andato a fuoco e sono stati necessari 5 giorni per averne ragione, benché privo di digestore e di cogeneratore. Quest’anno è stata la volta dell’impianto di Paliano (FR), sempre di ACEA, ed è andato totalmente distrutto dal fuoco. Che succederebbe in pari situazione all’impianto Solemme a progetto realizzato con la produzione di biogas? Chi si assume la responsabilità di una bomba innescata, di un disastro annunciato, visto che i Vigili del Fuoco hanno evitato di esprimere un parere? Su tutto ciò – conclude Bianchi – l’Amministrazione provinciale è reticente, ma le “ricadute”, in questo caso negative, saranno sulla pelle della popolazione locale».