GROSSETO – Tra le voci che nel consiglio comunale di ieri hanno espresso perplessità sull’approvazione del bilancio di previsione, c’era anche quella di Cristina Citerni, capogruppo di Sel che ha contestato il documento prodotto: «E’ un bilancio da ragionieri, privo di un progetto di città, nel quale non si riconosce un senso di marcia – ha detto -. Il bilancio è l’atto politico per eccellenza del Comune e dovrebbe rappresentare una visione di ampio respiro sul futuro di una comunità. Nulla di tutto questo nel bilancio di Grosseto: solo il misero vanto di aver fatto tornare i conti».
«Ma ciò che più sconcerta è il metodo arrogante con il quale si giunge all’approvazione di un atto così importante: a fronte di una richiesta di concertazione che data dal maggio di quest’anno, il sindaco e la sua maggioranza non hanno mai accettato di incontrare le parti sociali, e la legittima protesta di lavoratori e pensionati che questo atteggiamento ha comportato non è stata da loro neanche menzionata durante la discussione in aula – ha proseguito Citerni -. In un momento di eccezionale gravità servono risposte straordinarie; occorre stabilire priorità ed a queste dedicare uno sforzo visibile e, appunto, eccezionale; è necessario confrontarsi con chi costituzionalmente rappresenta un interesse collettivo di rilievo».
«Noi denunciamo da tempo l’emergenza rappresentata dalle nuove povertà, da quel disagio sociale che rischia di compromettere in modo irreversibile la coesione di cui la nostra città è stata da sempre un esempio. Non troviamo risposte in questo bilancio, non troviamo nessuna attenzione nelle parole di chi ci governa – ha spiegato Citerni -. Si elimina la progressività dell’addizionale IRPEF e la si porta al massimo consentito dalla legge, per tutti; si tagliano fondi alla spesa sociale trincerandosi dietro la riduzione del numero dei residenti; a fronte di aumenti di imposte e tasse pari a oltre tre milioni di euro si istituisce un fondo per le condizioni di estremo bisogno di soli 100.000 euro. Ma soprattutto, ed è ciò che più ci preoccupa, si dichiara di voler cambiare profondamente la natura dei rapporti tra i cittadini ed il Comune, che dovrà limitarsi ad un ruolo di controllore dell’operato dei soggetti privati erogatori di servizi».
«La vendita delle farmacie comunali, l’esternalizzazione dei servizi educativi, come da noi già denunciato, rappresentano allora solo il primo passo di un percorso che la giunta ha tracciato e che si propone di completare il lavoro iniziato dalla destra nei suoi nove anni di governo della città – ha concluso Citerni -. Non è questo il programma con il quale i partiti della maggioranza si sono presentati agli elettori, non è su questo che hanno ottenuto il consenso: quando si tradisce il mandato su cui si fonda la rappresentanza non ci si stupisca della sfiducia che i cittadini nutrono nei confronti della politica».