GROSSETO – Una serie di perquisizioni a casa di un allevatore e un intermediatore maremmani. L’operazione, definita Binario 21 e partita dalla questura di Padova, si sta allargando a macchia d’olio in tutta Italia, coinvolgendo allevatori e veterinari compiacenti. L’indagine era partita dalla denuncia di alcuni acquirenti che avevano acquisytato cuccioli “nati in Italia, da fattrici italiane” ritrovandosi poi animali spesso malati e sottonutriti, in molto casi provenienti dai paesi dell’est e dall’Ungheria nello specifico. Agli animali, che venivano venduti si internet, venivano inflitti maltrattamenti durante i lunghi viaggi, senza rispettare le minime norme d’igiene e di documentazione sanitaria, alcuni dei quali morivano anche per malattie congenite.
Gli animali privi di microchip (talvolta appena nati) venivano illegalmente fatti figurare come allevati in Italia, con ricorso a certificati falsi ottenuti tramite veterinari compiacenti. Gli uomini della Questura hanno effettuato sequestri di numerosi cuccioli durante l’indagine in varie città d’Italia ed eseguite numerose perquisizioni domiciliari a Padova e in tutto il Nord Italia (Bologna, Mantova, Grosseto, Firenze ed altre città dell’Emilia Romagna). Nel corso delle perquisizioni rinvenute decine di cuccioli senza microchip in pessime condizioni sanitarie, in gabbie e in un container.
Deferite quindici persone, legate a vario titolo all’organizzazione, tra cui alcuni personaggi di spicco nell’ambiente degli allevatori, insospettabili veterinari compiacenti per falsi certificati ed autotrasportatori disposti al trasporto illecito.
Contestati, oltre all’associazione a delinquere, vari delitti in materia di falsificazione di documentazione, frode in commercio, truffa, maltrattamento di animali e traffico illecito di animali da compagnia. Molti i reati contestati. Un sodalizio criminale che tramite truffe, frodi in commercio, delitti di falso, importazione illegale di animali da compagnia, maltrattamenti di animali, agiva con un preciso modus operandi: inizialmente le “vittime”, solitamente persone comuni che accedono alla rete internet in cerca di annunci, “abboccavano” alle offerte on line e contattavano telefonicamente i venditori, che proponevano la vendita di qualsivoglia razza di cucciolo di cane in svariate province italiane, con un’offerta molto ampia, ponendosi a volte come venditori diretti, a volte come intermediari. In genere convincevano le vittime ad accettare di perfezionare la vendita solitamente nei pressi di caselli autostradali e non presso un determinato allevamento. Venivano anche esibite certificazioni redatte da veterinari compiacenti, attestanti le vaccinazioni effettuate e l’innesto sottocutaneo del previsto microchip. I cani venduti spacciati per cuccioli di alta genealogia e perciò pagati a caro prezzo, hanno in genere tare ereditarie o malattie congenite, o sono malati e malnutriti.
A Grosseto la Polizia ha sequestrato numerosi documenti a casa delle due persone indagate, due italiani, ma non ha trovato cuccioli di illecita provenienza.
Ecco il video del canile lager.
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