FOLLONICA – Sono partiti in 45. tutti giovanissimi, 45 atudenti delle classi V dell’Istituto superiore ISIS di Follonica per un progetto formativo dal titolo Visita ai “Luoghi Della Memoria del Vajont”. «Un percorso che illumina le nostre coscienze». Lo hanno definito i ragazzi che sono partiti alla volta di Longarone (Bl), con la voglia di muoversi, vedere e conoscere, con la convinzione che la consapevolezza si costruisce solo con l’ esperienza. «D’altronde il rischio più grande che si possa commettere è dimenticare, e loro non vogliono farlo e non vogliono che altri lo facciano. La loro speranza è più forte di quell’ onda di cinquanta anni fa». L’Amministrazione comunale ha aderito a tale progetto formativo pianificando e predisponendo il viaggio/visita in collaborazione con l’Istituto scolastico.
Questo è stato possibile perché, nella ricorrenza dei 50 anni dal Vajont, il Comune di Longarone e l’Associazione “Avviso Pubblico – Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”, del quale il Comune di Follonica fa parte, hanno organizzato una serie di eventi commemorativi tra cui questo progetto.
«A cinquant’anni dal disastro, dopo aver ascoltato lo scorso anno le testimonianze dei superstiti a Follonica le classi quinte delle scuole superiori della nostra città saranno a Longarone e sulla diga del Vajont – dice il vicesindaco Benini – il viaggio è inserito nella cornice della stagione culturale “M’innamoravo di tutto 2013”. Il senso è quello non tanto di ‘insegnare’ qualcosa ai ragazzi attraverso lezioni, incontri o tradizionali conferenze, quanto quello di incontrare delle storie significative del nostro Paese, viverle, confrontarsi con esse, farne esperienza, vedere gli occhi e sentire la voce di chi certe vicende cruciali della storia italiana le ha vissute sulla propria pelle, spesso causando dolore e sofferenza, ma riuscendo a trasformare quel dolore in impegno, partecipazione, passione civile. I ragazzi terranno un diario giornaliero di bordo e gireranno un film di questo viaggio, che poi sarà presentato in un occasione pubblica una volta rientrati a Follonica».
Ed ecco cosa è stato scritto dai ragazzi nel loro diario:
Non è una catastrofe naturale, è opera dell’uomo.
Mi sono sentita piccola ed impotente, sia di fronte alla grandezza della natura, che agli intrighi dello Stato
Commovente, scioccante, illuminante.
Per quante volte ancora diremo: “mai più?” . Per quante volte ancora ci nasconderemo dietro un “non è colpa nostra” ?
Non dobbimo dimenticare. Questa orribile tragedia è stata provocata soltando dalla stupidità dell’ uomo.
Da mali grandi come questi, dovremmo imparare ad occuparci meno delle nostre piccolezze.
La diga del Vajont doveva essere un sogno, doveva portare speranza, ma in pochi minuti quel sogno s’è trasformato in un incubo.
Mi sono sentita dispiaciuta e ferita; non è giusto morire per errore di terze persone soprattutto se esse hanno preferito il silenzio. Un grande dolore.
Indescrivibili le emozioni provate nell’attraversare questi territoco, indescrivibile la forza che hanno avuto per ricominciare.
Brividi, silenzio, lacrime, dolore, solidarietà.
Mi sono resa conto di quanto l’uomo possa essere crudele quando si tratta di denaro.
E’ inconcepibile, quasi impossibile immaginare il disastro e il dolore che sono successi. Tutto ciò è stato covato in origine dall’ uomo. Ma cosa c’è di umano in quest’ uomo?
Un dolore della portata di 150 milioni di metri cubi causato dall’uomo.
Freddo, tristezza, dolore.
Qualcosa da ricordare e non dimenticare (collo che freddo)
Ci vuole tanta forza e coraggio per andare avanti dopo una tragedia come questa.
Un’ onda di acqua. Un’ onda di dolore. Una forza. Energia in movimento. Si infrange sulla terra come il ricordo dei testimoni che si infrange nei cuori della gente.
Cuori grandi come spiagge. Non scogli freddi. Cuori che accolgono le onde. Le vivono. Le abbracciano e restano bagnati come la sabbia sulla riva dopo i flutti del mare, come la terra in un villaggio dopo che una frana precipita in acqua. Cuori vivi nell’ emozione. Amareggiati dal sentimento di indignazione e riscatto. Amarezza di sale. Un mare di dolore. Emozioni.
Abbiamo visto tanta storia, prima e dopo il Vajont. Immedesimandoci nella gente in prima persona.