Ecco il viaggio, in tre puntate, che ci hanno inviato due nostri lettori. Un tour di Cuba, quella più vera e autentica, fuori dai villaggi vacanze e dagli hotel di lusso. un tour partito dall’Havana e proseguito per Vinales, Cienfuegos, Trinidad, Santa Clara, Remedios. Ecco la seconda tappa.
Da Viñales a Cinfuegos
4° giorno – Sveglia rigida ci vestiamo al volo, niente colazione visto che Silvia, la nostra padrona di casa, troppo indolente, non si è mai degnata di farcela anche se con pochi soldi avrebbe potuto guadagnare diversi cuc, e siamo subito in strada ad aspettare il taxi prenotato dalla señora… invano. Non arriverà mai. A Cuba capita di frequente anche questo. Tu prenoti un taxi, ma se quello, mentre viene, trova un viaggio più conveniente, ti lascia a piedi. Ad un certo punto si ferma una delle auto più scassate che abbia mai visto, Silvia ci dice di salire senza aspettare oltre. Saliamo: sul cruscotto un filo di pane tra la polvere. Arrivati alla Viazul, la compagnia di viaggio (ce ne sono due, ma l’altra la possono prendere solo i cubani), facciamo il chek-in dei bagagli e andiamo in sala. Compriamo due panini, un succo di arancia e uno di mango: spendiamo molto, 7 cuc.
Il pullman è comodo, spazioso e con l’aria condizionata veramente troppo alta: il consiglio è di portarsi un maglioncino o un giacchetto. A metà viaggio sosta a Las Terrazas, villaggio ecologco costruito nel 1968. Poi la prima tappa, Pinar de Rio. Alle 12.45 arriviamo a Viñales dove un’orda di affittacamere ci “assale” all’uscita dell’autobus. Una signora ci prende e ci porta a casa sua, ma l’idea che il maiale abbia il recinto sotto la nostra finestra non ci entusiasma, ci adattiamo a tutto, ma siamo pur sempre in vacanza! Le diciamo che volevamo una casa più in centro, ci segue per tutto il paese. Decidiamo di seguire il consiglio di uno spagnolo conosciuto sull’autobus e di andare a Villa Berto. Ovviamente non è una villa ma una casetta come tutte le altre. Ma è pulita e la padrona di casa, Obdulia, ha un bimbo piccolo. Ci piace e restiamo. Andiamo subito a scoprire Viñales, minuscolo villaggio che però ha conosciuto il benessere che porta il turismo.
È ora di pranzo, ci fermiamo da Brias e ordiniamo due congrì di pollo e maiale (il più buon congrì di tutta Cuba) praticamente riso misto a fagioli e carne. Il tutto, comprese le birre, per un totale di 10 cuc. Per nulla stanchi decidiamo di farci 4 chilometri a piedi sotto il sole per arrivare all’Hotel Los Jazmines uno dei punti panoramici migliori per goderci la Valle di Viñales (nella foto sopra). La sera mangiamo finalmente in casa, pesce con patate, banane fritte e avocados e ananas. Tutto ottimo. La sera, torcia in mano (la corrente va via continuamente) andiamo ad ascoltare un po’ di salsa.
5° giorno – colazione in casa, uova, burro, pane e frutta fresca, poi usciamo per prendere il bus verde, che per 5 cuc, in una sorta di anello, gira per Viñales e la campagna circostante con la possibilità di scendere e salire a piacimento. Prima di salire sbirciamo dentro una fabbrica di abiti dell’esercito e di sigari. Prima tappa il Mural della preistoria. Si tratta di uno dei più grandi al mondo, dipinto su una parete rocciosa, e raffigura brontosauri e pteranodonti, ma anche uomini. Il guardiano si confida: “mi piacerebbe andare via, ma se non sei invitato da qualcuno che sta all’estero non si esce legalmente”. Da lì alla Cueva de lo Indio: bellissima grotta (nella foto sotto) da attraversare a bordo di una barca. Prima di entrare beviamo zucchero di canna appena spremuto e rhum per 1 cuc mentre ascoltiamo la immancabile “Hasta siempre comandante” che assieme alla altrettanto bella “Chan chan” dei Buena vista social club ci accompagnerà per tutto il viaggio. Al ritorno visitiamo la chiesa e la sede del partito, il diavolo e l’acqua santa, con mega affresco del Che che non fa mai male.
Ci informiamo al terminal Viazul per il prossimo spostamento. Se si è in 4, o se si trovano altri turisti interessati, c’è un prezioso servizio taxi che, per lo stesso prezzo dell’autobus, ti porta a Cienfuegos e Trinidad senza passare per l’Habana risparmiando ben 3 ore. Lasciamo i nostri nomi e intanto sentiamo in giro, sino a trovare una coppia israeliana in viaggio di nozze che proseguirà sino a Trinidad mentre noi ci fermeremo a Cienfuegos. Quando usciamo sta diluviando: non ci preoccupiamo, gli acquazzoni non durano mai più di una mezz’ora. Scopriamo che il paesino ha ben due internet point (la connessione è lentissima) un cinema, due banche, una Cadeca (per il cambio) e alcuni negozi super forniti per la realtà cubana. La Cadeca è fondamentale: non solo per il cambio degli euro (non portate dollari, odiano gli americani) ma anche per cambiare in peso cubano, ossia la moneta con cui di fatto comprano i locali, a volte persino un cuc (che all’epoca valeva più o meno come un euro) è troppo per alcuni acquisti.
A sera ci facciamo fare il conto, due notti comprese cene e colazioni 60 cuc. Poi usciamo e andiamo a El Vinalero, caratteristico e pieno di cubani.
6° giorno – 430 chilometri, tanti ne dobbiamo percorrere per giungere a Cienfuegos, sulle strade non proprio perfette di Cuba. A metà percorso ci fermiamo sul senso di marcia opposto dell’autopista nacional e attraversiamo in orizzontale le 4 corsie. Qui incontriamo la moglie di Fidel, il nostro taxista, taxista pure lei. Faranno pure un po’ di gara a sorpassarsi con noi che inchiodiamo le unghie nei sedili. Mangiamo una pizza mixta (con prosciutto) e via, ci facciamo portare alla casa de la Amistad, molto bella, che però ha la stanza libera per una sola notte. Sono loro a indicarci un loro amico che ha una bella casa coloniale in centro. Ci viene a prendere lui, con la sua auto scassata (un lusso a Cuba, gli era stata assegnata perché era un funzionario pubblico, e infatti è molto meno critico col governo) Geronimo è comunque una delle sorprese più belle di Cuba. Disponibile, gentile, intelligente, comunista e simpatico. La casa è bella anche se rumorosa, a centro casa c’è una sorta di impluvium che si allaga ogni volta che piove. La figlia maggiore fa l’attrice. Insomma una famiglia inserita nel sistema. La moglie è fuori per alcuni giorni e la sostituisce la figlia più giovane. La cucina è E-c-c-e-z-i-o-n-a-l-e. La città è bella, piena di negozi, ma molto molto inquinata. Da visitare il Prado e la piazza Josè Martì. Ci fermiamo anche per un gelato nella rinomata catena Coppelia. Le file per mangiarsi un gelato seduti al tavolo superano i 20 minuti e spesso girano l’angolo. Rispetto a quello che si mangia per strada è sicuramente migliore, ma costa anche molto di più (si fa per dire, equivale ai nostri 5 centesimi di euro) purché non vi aspettiate i nostri gelati.
7° giorno – purtroppo l’eccesso di aria condizionata ha messo a dura prova il mio compagno che questa mattina ha un febbrone da cavalli che non scende neppure con l’antibiotico. Usciamo e andiamo a visitare il cimitero francese (sono un’appassionata di cimiteri monumentali) dove, tra le tombe, pascola tranquillamente un cavallo. Torniamo in centro con un carretto tirato da un cavallo, una sorta di taxi collettivo. Non potrebbe portare turisti e infatti porta solo noi e fa tutte vie traverse per non farsi beccare. A sera ci aspetta una fantastica aragosta! Squisita! L’aragosta a Cuba ufficialmente si può mangiare solo nei ristoranti autorizzati, di fatto, basta chiedere, e per un piccolo sovrappiù ogni casa particular sarà in grado di procurarvene almeno una. Questa è l’ultima sera a Cinefuegos, domani si parte per Trinidad.
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