GROSSETO – La corsa di Grosseto a Capitale europea della cultura continua a sollevare polemiche. «Anche ai più digiuni di Storia dell’Arte appare chiaro che quella avanzata dai due artisti – afferma l’archietto Roberto Aureli – può essere solo una riflessione di stampo dadaista, un nonsense surrealista e provocatorio. Gli strepiti del presidente della Fondazione Cultura invece (dall’alto dei 500.000€ annui di costo dalle esigue casse comunali) raggiungono il grottesco. In una città dove si sta continuando a saccheggiare il Patrimonio Monumentale, vincolato dal Codice dei Beni Culturali, come lo Spedale vecchio di via Ginori con fontane sparite e giardino trasformato in parcheggio, come il Palazzo Mensini della centocinquantenaria Biblioteca Chelliana, in balìa di furti ed a rischio crollo per il tetto pericolante, in una città che ha visto il saccheggio della passeggiata Archeologica con la dispersione dei reperti romani di Casa Passerini di Roselle, alcuni addirittura andati ad addobbare la rotatoria di piazza Volturno, diventa fuorviante affermare che “qui la cultura c’è”».
«Mettiamoci inoltre – continua Aureli – l’acquisto di un Cinemone trasformato in Teatro, l’abbandono del Giardino Lorenese delle Mura senza irrigazione né luce, l’incapacità di gestire la donazione Luzzetti, la mancanza di un piano del colore per il Centro Storico, la mancanza di una ciclabilità diffusa che mette a repentaglio la vita dei ciclisti e la febbre dell’ignoranza comincia a salire. Che poi ci si vanti della presenza di parchi culturali è veramente paradossale. Anzi il decennale della morte di Niki de Saint Phalle – conclude Aureli che è stato consulente dell’artista – è passato in totale sordina nostante avessi avanzato, a suo tempo, una proposta al presidente Marras per ricordare una grande benefattrice del territorio maremmano».
A stretto giroi a rispondere Aureli è, anche a nome del presidente edella Fondazione Grosseto cultura valentini, Mauro Papa, direttore del Cedav: «La proposta di Cont e Serra, che conosciamo bene dal momento che hanno spesso collaborato con noi, non è un “nonsense surrealista” ma un progetto reale e di ampio respiro. Non è un gesto artistico dadaista, e lo testimonia il fatto che la proposta culturale è stata approvata dal Ministero dei Beni Culturali e non da un curatore di mostre. Il presidente Valentini non strepita, ma esprime in toni pacati le motivazioni per cui, quando gli venne presentato, ritenne di non poter aderire al progetto di Cont e Serra (a cui, per altro, augura buona fortuna)».
«La Fondazione Grosseto Cultura – prosegue Papa – non dispone di 500.000 euro di fondi provenienti dalle casse comunali: nel 2013 le sono state assegnate 320.000 euro, mentre nel 2014 poteva godere di 420.000 euro. Ogni anno i trasferimenti del Comune a Fondazione diminuiscono, e questo in ragione del fatto che Fondazione ogni anno recupera altre risorse da sponsor privati e da bandi di finanziamento nazionali e internazionali. Specifichiamo, inoltre, che le risorse del Comune servono esclusivamente per sostenere i servizi essenziali delle strutture culturali che il Comune ha affidato a Fondazione (Museo Storia Naturale, Scuola Musica, Cedav), e per cui negli anni passati spendeva molto di più. Tutte le altre iniziative culturali di Fondazione sono pagate con soldi privati. Fare l’equazione: “degrado di Biblioteca, Mura, Passeggiata archeologica = assenza di cultura” è pretestuoso e “fuorviante”, perché vuole vedere solo il degrado e non le straordinarie potenzialità culturali di chi, con il degrado urbano, non ha niente a che fare: decine di creativi e di associazioni culturali, di privati e commercianti che collaborano con noi e tentano di alimentare un malato che, sebbene abbia gravi ferite da curare, ha bisogno comunque di nutrirsi. Sulla valorizzazione del Giardino dei Tarocchi l’Aureli si informi – conclude Papa -, perché è stato oggetto per tre anni (2010-2012) del progetto, finanziato dalla regione Toscana, sui giardini d’arte del MIC».