GROSSETO – «A nostro avviso il dibattito sulla candidatura di Grosseto a capitale della cultura deve recuperare il senso che i promotori hanno voluto dare alla loro iniziativa. Un senso che, divulgato come partecipativo, è basato invece su modalità non inclusive del sistema culturale ed istituzionale del nostro territorio». Così Loriano Valentini (al centro nella foto), presidente della Fondazione Grosseto cultura interviene nel dibattito su “Grosseto capitale della cultura”. «Fondazione Grosseto Cultura conosceva il progetto, perché è stata destinataria di un plico (denominato Manuale d’Istruzione) in cui i referenti della candidatura chiedevano “idee e contributi economici” rispetto ad una proposta progettuale già definita e dettagliata – prosegue Valentini -. Abbiamo deciso di non occuparci della proposta per più motivi: perché nel codice etico si legge che le “istituzioni devono partecipare clandestinamente”, perché una eventuale collaborazione con la nostra fondazione implica anche una progettualità condivisa, in questo caso evidentemente preclusa, e perché non condividiamo le opinioni che Cont e Serra, che conosciamo bene e apprezziamo come artisti, tanto che hanno partecipato più volte alla nostra manifestazione culturale Città Visibile, riservano al ruolo delle istituzioni e della politica che le governa».
«Nel volume “Aiuto! Cultura, turismo, visione” (Moroni Editore, 2012) che Cont e Serra hanno scritto (e ci hanno fatto pervenire) per presentare la Maremma come capitale della cultura, si trovano affermazioni come: “la politica e la religione temono e tengono distanti intelligenza e competenza” – racconta ancora Valentini -; “si stanziano appena le risorse per i carrozzoni, le clientele, le strutture iperburocratizzate mentre chi vive di queste elemosine tace e fotte”; “in Maremma non si producono idee ma solo un lungo e pigro sguardo alle vetrine (di vecchie idee)”. Sono opinioni, oggi di gran moda, tanto iconoclaste quanto legittime, ma leggermente in contraddizione con la volontà di coinvolgere in un progetto quelle stesse istituzioni che si contestano».
«Inoltre, ci troviamo in disaccordo anche con la proposta (in sé intelligente) che proprio laddove non c’è cultura vanno fatti progetti per la cultura, per il semplice motivo che in Maremma la cultura c’è – puntualizza Valentini -. Leggiamo perplessi: “L’arte c’è dove non c’è”. Ma in Maremma l’arte c’è! Ci sono giardini d’arte noti a livelli internazionale (Spoerri, Niki de Saint Phalle…), si sono avviati importanti progetti artistici come la “Strada del contemporaneo” a Castiglione della Pescaia, o quello relativo alla “Casa dei Pesci” che coinvolge tutta la costa grossetana, ci sono artisti noti come Sandro Chia e Emily Young, nuovi edifici architettonici esemplari (le cantine delle archistar, il monastero di Siloe…) e potrei continuare ancora. A livello generale, in Maremma ci sono due importanti festival di fotografia (Massa Marittima e Capalbio), un festival di cultura digitale (Alterazioni), un festival Jazz e uno di cultura musicale internazionale, musei conosciuti e preziosi (solo a Grosseto il Museo Archeologico e quello di Storia Naturale), un’orchestra Città di Grosseto che ci invidiano in tutta la Regione, una grande rete di associazioni culturali, una Fondazione per la cultura. Certo, i problemi non mancano, ma affermare che “in Maremma la cultura non c’è” ci appare ingeneroso e pretestuoso».
«Che dire poi della sedicente qualifica di “anticipatori” di Cont e Serra, che propongono profeticamente nuove rappresentazioni della città e del paesaggio combattendo l’identità della Maremma basata sugli stereotipi – si chiede Loriano Valentini -? Questa missione da anticipatori coincide singolarmente con gli obiettivi di una manifestazione, partecipata e condivisa da decine di associazioni e istituzioni, che proponiamo in Maremma dal 2008: La Città Visibile. Una manifestazione a cui Serra e Cont, lo ripetiamo, hanno partecipato in più occasioni. Strana miopia o scelta voluta? In Maremma la cultura c’è, ma è frammentata e dispersa. Manca un elemento fondamentale: il gioco di squadra, la condivisione degli obiettivi, la volontà di confrontarsi, il rinunciare a pensare di essere i migliori. Noi lavoriamo, da sempre, per sviluppare un’attività relazionale che ricomponga questa lacuna, e se il progetto di Serra e Cont acquisterà davvero caratteristiche inclusive saremo ben lieti di dare il nostro contributo».