di Daniele Reali
GAVORRANO – Cinque anni, due commisari e quattro elezioni. Non sono numeri a caso, ma è la storia recente di Gavorrano, comune che ormai detiene il primato poco invidibaile dell’instablità politica, non solo in Maremma, ma a livello nazionale.
Dal 2009 ad oggi infatti Gavorrano non ha avuto “pace” amministrativa e adesso all’indomani della nomina del commissario prefettizio la situazione non è certo migliorata: la quarta elezione in pochi anni non è ancora scontata, ma rimane una probabile realtà.
Una storia infinita che però ha il suo inizio nel 2009. Mentre nel resto dei comuni della provinica di Grosseto da quella fatifica data, tranne qualche eccezione che però ha saputo superare i suoi problemi, le amministrazioni hanno governato e si preparano oggi, dopo 4 anni e mezzo, alla scadenza elettorale del 2014 presentando il bilancio della loro azione, a Gavorrano si è pensato soprautto a fare campagne elettorali, elezioni, dispute giudiziarie, battaglie nelle aule di tribunali e rapidi avvicendamenti di politici e amministratori.
Una situazione che se da una parte ha lacerato il panorama politico con conseguenze sulla comunità e sui rapporti tra le persone, dall’altra ha pesantemente “attaccato” le casse comunali. Ogni elezioni costa al comune di Gavorrano circa 50 mila euro. Questo signifca che in 5 anni solo per andare a votare si sarebbero spesi 200 mila euro in elezioni. In pratica quello che si potrebbe spendere per un’opera pubblica importante soprautto oggi quando tra tagli ai trasfertimenti dallo Stato centrale e patto di stabilità i margini di manovra degli enti locali sono ridotti ai minimi termini.
La storia infinita: capitolo per capitolo – Capitolo Uno. Nel maggio 2009 viene eletto sindaco con la colazione di centrosinistra Massimo Borghi: pochi mesi prima, a febbraio aveva vinto le primarie di coalizione che vedeva uniti Pd, Psi, Verdi e Sinistra Democratica. Ad agosto 2010 Borghi ritira le delghe al vicesindaco Luca Gabrielli, espressione del Partito democratico. Da allora si rompe ufficilamente il rapporto tra il Pd e il sindaco Borghi. I democratici firmano prima una mozione di sfiducia del sindaco e poi si dimettono dal consiglio provocando lo scioglimento del consiglio comunale, la fine dell’amministrazione Borghi, il conseguente arrivo del commissario e le elezioni anticipate. A metà settembre Vincenza Filippi, nominata dalla prefettura, entra in comune. Ci rimarrà fino alle elezioni del maggio 2011.
Capitolo due. Massimo Borghi (nella foto), candidato con la coalzione di Sel, Psi, Verdi e comitato cittadino Gente Comune, viene rieletto sindaco proprio in quelle elezioni, ma si dimentica, da dipendente comunale, di presentare la domada di aspettativa che viene inoltrata con un ritardo di qualche giorno all’inizio della campagna elettorale; questo diventa la causa della sua ineleggibilità. Dopo il primo consiglio di insediamento a fine maggio 2011, arriva il ricorso del prefetto di Grosseto contro Massimo Borghi propio per la sua posizione di ineleggibilità. A settembre il tribunale di Grosseto lo dichiara ineleggibile. Borghi ricorre in appello e la Corte di Firenze conferma la sua ineleggibilità a marzo 2012. Borghi decade. Prende la guida dell’amministrazione Elisabetta Iacomelli, vicesindaco in carica, che amministrerà il comune fino alle nuove elezioni che vengono fissate per il maggio del 2013.
Capitolo tre. A marzo 2013 Elisabetta Iacomelli (nella foto) esce dalla coalizione “borghiana” e viene candidata poco dopo a sindaco per la nuova coalizione formata da Pd e Gavorrano democratica che si erano presentati separati alle elezioni precedenti e che riescono a trovare una sintesi proprio intorno all’esponente socialista. Borghi annuncia il ritiro della sua candidatura poi ci ripensa e annuncia il suo ritorno dopo alcuni giorni e dopo un’assemblea pubblica con i cittadini e si presenta alle elezioni con Sel, Verdi e Gente Comune. Alle elezioni di maggio vince Elisabetta Iacomelli che diventa sindaco e inizia a govenrare.
Capitolo quattro. Nella prima settimana dopo il voto si apprende dalla stampa di una sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito che le firme necessarie per la presentazione delle liste elettorali non possono essere autenticate da un assessore provinciale. Questo è proprio il caso della lista Iacomelli. Borghi e i candidati della sua lista presetanto ricorso al Tar contro la lista Iacomelli proprio basandosi su questo pronunciamento del Conisglio di Stato. Il 26 settembre scorso il Tar della Toscana accoglie il ricorso di Borghi, giudica nulla la lista Iacomelli, ma, essendo la lista che ha vinto le elezioni, nella sentenza stabilisce che a Gavorrano si debba tornare al voto.
Capitolo cinque. La sentenza del Tar di Firenze è immediatamente esecutiva. Il 2 ottobre, ieri, viene notificata in comune e da quel momento si considera decaduta l’amministrazione Iacomelli così come anche il consiglio comunale. La prefettura, sempre ieri, nomina il commissario prefettizio, Riccardo Malpassi, che si occuperà dell’amministrazione del comune di Gavorrano e che sostituisce come prevede le legge sindaco, giunta e conisglio.
Capitolo sei. Questo è un capitolo ancora tutto da scrivere, ma non sarà nemmeno l’ultimo. Adesso bisogna capire cosa succederà e soprautto se ci sarà la volontà di presnetare un eventuale ricorso di fronte al Consiglio di Stato. Nel caso non ci siano interventi la sentenza divneterà definitiva tra meno di 20 giorni e il commissario accompagnerà Gavorrano fino al voto che dovrebbe tenersi a maggio 2014. E la storia ricomincerà.
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