Ecco il viaggio, in tre puntate, che ci hanno inviato due nostri lettori. un tour di Cuba, quella più vera e autentica, fuori dai villaggi vacanze e dagli hotel di lusso. un tour partito dall’Havana e proseguito per Vinales, Cienfuegos, Trinidad, Santa Clara, Remedios. Ecco la prima tappa.
Questo che sto per raccontare è stato uno dei viaggi più belli che abbia mai fatto. Pensato da tempo, e sognato da sempre con il mio compagno. Un viaggio che resta nel cuore come possono testimoniare tutti coloro che hanno visitato Cuba. Nonostante siano passati sei anni (era settembre 2007) lo ricordo ancora come se fossi appena tornata.
Siamo partiti da Grosseto con il treno delle 5.25 per Roma Fiumicino dove abbiamo preso un volo sino a Parigi. Alle 13.50 la coincidenza per l’Havana su un volo Air France con un Boeing su cui siamo rimasti 9 ore. Siamo scesi dall’aereo alle 17.45 ora locale e siamo stati investiti da una vra e propria ondata di calore, come aver aperto un forno caldo. Signori ecco i Caraibi!
Per le vie dell’Habana Veja
1° giorno – Dopo il (lunghissimo) check in d’entrata abbiamo cambiato euro e qualche sterlina che ci avanzava da un precedente viaggio nella moneta locale e abbiamo preso un taxi per l’Havana. Per entrare a Cuba è necessario aver prenotato almeno una notte in hotel, e quindi, sebbene avessimo deciso di trascorre il nostro soggiorno in case particular, ossia le case dei cubani autorizzati ad affittare ai turisti, la prima notte l’abbiamo passata all’hotel Deaville, che affaccia sul Malecon cubano, il bellissimo lungomare. Hotel piuttosto e spartano e neppure troppo pulito… forse le camere migliori le lasciano per chi si ferma per tutto il soggiorno. Non a caso la mattina dopo abbiamo conosciuto due italiani, due uomini, che da anni venivano qui, dove si erano fatti anche “le ragazze” e non avevano mai visitato neppure il centro della città. L’albergo doveva piacergli molto…
Sistemati i bagagli scendiamo a far un giro. Sono le 20 ed è buio pesto. I lampioni del Malecon sono fulminati o, come scopriremo in seguito, è uno dei tanti e frequenti black-out che affliggono tutta l’isola. Alcuni ragazzi si avvicinano, non sembrano malintenzionati, vogliono portarci a bere qualcosa da qualche parte. Lo fanno tutti, in genere lo fanno per farsi offrire qualcosa, altre volte sono d’accordo con il barista che magari li paga. Quando cominciano ad addentrarsi in stradine sempre più strette e buie decidiamo di tornare indietro. Niente cena per questa sera, beviamo qualcosa al bar dell’hotel e poi andiamo a letto.
2° giorno – La giornata parte con una colazione all’hotel (non vi immaginate le mega colazioni degli alberghi internazionali) dove il latte sa di nafta (una costante) e non migliora neppure con la sorta di nesquik che ci metto dentro. Il nostro prossimo obiettivo è il Vedado, quartiere residenziale dell’Havana dove abbiamo fissato una stanza dall’Italia nella casa particular di Silvia. Adesso che siamo sistemati possiamo andare a visitare il centro storico. Incontriamo subito Carlos, che vuole portarci a bere qualcosa. Siamo qui da un giorno e abbiamo già conosciuto il secondo procacciatore. La battuta tipo è «Non temete, a Cuba ci sono due milioni di abitanti, un milione sono poliziotti». Ce ne liberiamo e dopo esserci persi riusciamo a raggiungere piazza della Revolucion con la mega effigie di Che Guevara e la bandiera cubana, e poi in taxi sino al Capitolio.
Quello che colpisce è la straordinaria architettura a fianco del degrado in cui sono tenuti molti palazzi bellissimi di epoca coloniale. Non è raro vedere case letteralmente ingabbiate in impalcature di legno che non si sa bene cosa tengano. E, a quanto mi hanno raccontato, non è raro neppure che queste case, ogni tanto, vengano giù. La cosa fantastica di Cuba è che tutti si arrangiano come possono: c’è chi vende giornali del giorno prima che a loro regalano, chi ti vuole dare una moneta con l’effigie del Che, chi si fa pagare per farsi una foto. I prezzi di tutto sono quanto di più variabile: l’acqua costa come in Italia, un cuc, ma c’è pure chi si approfitta… l’Havana Veja è bellissima. Molti palazzi sono stati restaurati, alcuni anche grazie a italiani, ovunque ci sono persone che suonano (ai cubani piace molto la musica, forse perché è un divertimento a buon mercato…) e mercatini dove vendono vecchi libri di ogni genere, edizioni, in spagnolo, in qualche caso forse anche di libri antichi, la mia passione anche se di spagnolo capisco il giusto. Giriamo a piedi, tra calle Obipso e piazza d’armi e piazza san Francesco, senza una meta precisa: il modo migliore per conoscere gli habaneri. La sera ceniamo alla sociedad francesa de Cuba, un paladar su tre piani, un po’ caro rispetto agli standard locali ma si mangia bene carne e pesce. Comunque il consiglio è trovare case particular dove ti servano anche la cena.
3° giorno – Sveglia presto e usciamo a piedi direzione Malecon passando per la zona delle ambasciate. Fino a quando un taxista particular ci accalappia e per 4 cuc ci porta alla fortezza del Morro, aldilà della baia de l’Habana, bellissimo, anche se un po’ turistico… ma in fondo SIAMO turisti e dunque perché lamentarsi? Beviamo qualcosa alla parillada las piedras, birra locale Cubanero e rhum… si lo so, è ancora mattina, ma a Cuba se chiedi un “refrescos” ti portano un Cubalibre… con un bellissimo dodge d’epoca torniamo in centro. In un mercatino compriamo un avocado enorme (mai mangiati di tanto buoni e tanto grandi) e ce lo mangiamo così, scavandolo con un cucchiaino portato da casa. Da oggi in poi il nostro pranzo sarà composto da pizza locale e panini con dentro una sorta di prosciutto cotto (più per il colore che per il sapore) e uno strano formaggio giallo, oltre a gelati acquistati per strada ad un prezzo che definirei ridicolo (anche il sapore in realtà, ma noi siamo di bocca buona…).
La pizza merita un capitolo a parte: si tratta di basi tonde con sopra una sorta di pomodoro e formaggio che le fa assomigliare, solo nell’aspetto, alla nostra pizza. Le vendono da dentro le finestre delle case, o per strada cotte dentro vecchi bidoni della petrol oil. Vedi la fila, chiedi chi è l’ultimo e aspetti il tuo turno. Comunque male non fa, noi ci abbiamo fatto pranzo per due settimane. Dopo mangiato mojito e daiquiri al Monserrate bar, vicino al Floridita, ma molto più economico e meno turistico. La cosa bella di Cuba è camminare tra la gente, fermarsi a parlare, mangiare con loro, sedersi nei bar e nei locali che frequenta la gente di qui, squattrinata ma sempre gioviale e ospitale. È bello anche sentire le differenti versioni, come la gente vive un governo di luci e ombre, tra vantaggi come l’istruzione per tutti (a Cuba non ci sono bambini che mendicano o che lavorano, i piccoli, tutti con le loro divise, stanno a scuola sino al pomeriggio) e l’attenzione all’igiene e svantaggi come la libertà limitata e un governo che decide tutto o la mancanza dei generi più essenziali come le medicine. I cubani però si arrangiano. Riescono a far andare auto degli anni 50 con pezzi di ricambio inventati e riadattati per l’occasione, e sopperiscono ai bassi stipendi come possono: chi lavora negli alberghi vende burro e marmellata della colazione a chi ha una casa particular e ospita i turisti, chi lavora nelle fabbriche di sigari ogni tanto porta via qualcosa da vendere agli europei… non sono veri e propri furti in uno stato che non ha la proprietà privata, se tutto è di tutti… impossibile rubare… e infatti tutti chiudono un occhio.
Il pomeriggio scorre lento, tra una festa e l’altra (a Cuba si fa festa per tutto… è sempre l’anniversario di qualcosa) ci fermiamo alla Casa de las infusiones per un caffè espresso e un the alla cannella. La giornata è ancora lunga, solo per caso scopriamo che poco distante dal Capitolio si apre il quartiere China town. È un dedalo di viuzze tra bancarelle e mercatini. Si trova di tutto. Acquistiamo vecchie foto di scena di film holliwoodiani anni ’50. Tracciati dietro a lapis il numero delle scene. Bellissime… ma chissà dove le trovano ‘ste cose i cubani. Prima di tornare a casa prendiamo un coco taxi (una sorta di ape a forma di uovo di vetroresina, poco sicuro e molto divertente) e andiamo al terminal della Viazul a prenotare il viaggio per Vinales. Prima di rincasare ci concediamo un giro nella parte più commerciale della città: Calle San Rafael, avenida Italia, Malecon, Prado. Poi compriamo pizza e panini e ce ne torniamo a casa: domani sveglia rigida: si va a Vinales…
continua…
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