GROSSETO – 2 miliardi in più. Tanto, secondo quanto afferma il dossier (pubblicato integralmente a questo LINK) Upi, Unione delle province italiane, costerà l’abolizione delle province. «Che l’abolizione delle Province porti ad una riduzione della spesa pubblica è un assioma a tutt’oggi indimostrabile – afferma il presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras -, un mantra mediatico che purtroppo, lo dico con sincero rammarico, viene ripetuto senza alcuna affidabile base contabile. Lo dimostra il dossier diffuso ieri dalla presidenza dell’Unione delle Province italiane (Upi)».
«Non ho mai avuto pregiudizi negativi su una riforma del ruolo delle Province, che eliminasse sovrapposizioni di competenze amministrative e semplificasse la vita di cittadini e imprese – prosegue Marras -. Purtroppo prendo atto che ogni buon proposito e disponibilità ha avuto come esito solo un provvedimento demagogico e, soprattutto, assolutamente inefficace rispetto agli obiettivi dichiarati. Vorrei fosse chiaro a tutti, infatti, che stiamo andando verso un aggravio dei costi della pubblica amministrazione e un peggioramento dei servizi a imprese e cittadini. Detta con uno slogan avremo “più costi e meno democrazia”. Anche se più che di slogan si tratta dell’amarissima realtà che emerge dal dossier dell’Upi, che a differenza del governo ha calcolato l’impatto del disegno di legge (Ddl) sulla chiusura delle Province. Con un aumento della spesa pubblica di 1,4 miliardi di euro per il trasferimento delle funzioni alle Regioni, e di altri 640 milioni per il passaggio della gestione dell’edilizia scolastica ai Comuni. Fra l’altro le Unioni dei Comuni non avrebbero nemmeno l’obbligo di rispettare il Patto di stabilità».
«In definitiva – conclude il suo ragionamento il presidente della Provincia di Grosseto – in Toscana con la scomparsa delle province nascerebbero subito una quarantina di mini-Province, o Unioni di Comuni, o, come qualcuno ha detto, vecchi Consorzi intercomunali. Un ritorno al passato di cui nessuno sente il bisogno, con tante micro aggregazioni territoriali in eterno conflitto e competizione fra loro. Con nessun vantaggio per cittadini e imprese. Questo è il rischio che corriamo. Aldilà di altre considerazioni di natura costituzionale e politica».