a cura di Giovanni Lanzini
GROSSETO – Parafrasando la famosa poesia del D’Annunzio, settembre è il mese nel quale, con i rientri dalle ferie e dalle vacanze e con la riapertura delle scuole riaprono anche le attività ludiche e sociali delle varie Associazioni cittadine. Palestre e circoli sportivi, scuole di danza e naturalmente scuole di musica di tutti i tipi e per tutte le tasche approfittano del mese di settembre per pubblicizzare l’imminente inizio dei propri corsi. Passeggiando in città è tutto un fiorire di cartelloni pubblicitari che invitano a lezioni di prova, cocktail di benvenuto e quant’altro per contendersi un “mercato” che, in un posto come Grosseto, non è certamente vasto come in altri ben più noti capoluoghi di provincia ma che, comunque, è ancora abbastanza significativo, pur in tempi di recessione economica globale come la nostra. Ma la mia non è certamente una critica, anzi! In un periodo così grigio dal punto di vista dell’umana socializzazione, frequentare una palestra o una scuola di musica non serve solo ad allenarsi nel corpo e nello spirito attraverso l’attività fisica e la buona pratica di uno strumento musicale, ma, non ultimo, serve anche ad uscire di casa e a frequentare persone che condividano le tue stesse passioni, finalmente anche al di fuori dei tanto amati/odiati social network.
Dal punto di vista musicale, pur nel suo piccolo la nostra città può vantare una discreta e variegata offerta: ci sono una banda cittadina e un coro ultracentenari, un Istituto, un Liceo ed una scuola media ad indirizzo Musicale e ci sono infine diverse scuole a carattere privato o associativo che offrono la possibilità di imparare a suonare uno strumento o a perfezionarsi nel canto sia nel repertorio classico che moderno e jazzistico. Attività rilassanti e ricreative che diverranno poi febbrili verso il prossimo mese di giugno in occasione dei “saggi”, che occuperanno gioiosamente per quasi un mese le serate di molte famiglie grossetane.
Rispetto alle palestre, le scuole di musica in particolare hanno un “range” di età assai vasto che spazia dai bambini delle elementari che muovono i primi passi sul pianoforte o sulla chitarra, agli adolescenti che sognano un futuro da rockstar sopra un basso elettrico o una batteria fino agli adulti che, finalmente, “da grandi” possono togliersi la soddisfazione e lo sfizio di suonare quello strumento o cantare ciò che da ragazzi gli era stato negato (o dalla famiglia o dalle contingenze della vita). Una sera, assistendo ad una prova della banda cittadina, notai con estremo piacere e grande tenerezza come la fascia d’età dei musicanti, che suonavano tutti assieme, spaziasse dai 10 ai 70 anni. Assolutamente fantastico!
In una scuola di musica i corsi prevedono sia lezioni individuali (per sviluppare e affinare la tecnica strumentale o vocale e la propria personalità musicale) sia prove d’insieme, come momento socializzante e costruttivo del “fare musica”. Per chi non ha mai provato in vita sua a cantare o suonare in un gruppo, posso assicurarvi che è un’esperienza assolutamente unica e da provare almeno una volta. A parte i risultati più o meno “artistici” (ma non è questa la questione), l’emozione e la gioia condivisa di far parte di un “tutto” mentre la musica ti avvolge sono enormi, veramente un puro godimento dello spirito.
Certo è che la musica, al pari di altre discipline, non è così facile da praticare ma… volete mettere l’estrema soddisfazione di riuscire a suonare almeno l’incipit della “Marcia Turca” di Mozart piuttosto che le prime note di “Smoke in the Water” dei Deep Purple, il lento trillo di “Per Elisa” di Beethoven piuttosto che un primo timido sincopato jazzistico? La musica è proprio questo: riuscire a tirar fuori dalla nostra voce o dal nostro strumento qualche sequenza di suoni che abbia un senso gradevole e compiuto. Poi verrà tutto il resto, attraverso l’impegno costante, la passione e… gli sforzi degli insegnanti!
In un’epoca dove anche la musica deve essere “perfetta” attraverso le performances dei grandi professionisti o dei computer, preferisco talvolta l’umanità del dilettantismo, dove la tenerezza di una melodia un po’ stonata e di un ritmo un po’ zoppicante si mischiano alla soddisfazione del primo brano riuscito per intero, vincendo ritrosie paure ed emozioni. E per tutto questo, grazie alle scuole di musica.