GROSSETO – Attori maratoneti raccontano la città in diretta, nella performance urbana “Across Grosseto”, in programma sabato 21 settembre, dalle 22 alle 24, in piazza Mensini a Grosseto, nell’ambito della “Notte Visibile della Cultura”. Lo spettacolo “Across Grosseto” conclude la parte teatrale del progetto “Crescere… giovani”, finanziato dalla Provincia di Grosseto e dalla Regione Toscana, ed affidato alla compagnia Accademia Amiata Mutamenti. Giorgio Zorcù, curatore del progetto, ha voluto collocare questa importante sezione nel contesto della “Città Visibile”- organizzata da Fondazione Grosseto Cultura, Cedav, in collaborazione con il Comune di Grosseto – condividendone idee e pratiche. In particolare Across Grosseto si inserisce nella novità di quest’anno: “La Notte Visibile della Cultura”, che sarà inaugurata sabato 21 settembre alle 18, al Museo archeologico e d’arte di Grosseto.
Giorgio Zorcù ha coinvolto il gruppo Dynamis Teatro di Roma, diretto da Andrea de Magistris, di cui fanno parte i due giovani attori grossetani Francesco Turbanti e Pietro Angelini, per ideare, insieme, una versione grossetana della performance urbana “Across”, già sperimentata a Roma e in alcune altre città d’Italia. Nella performance sono coinvolti anche alcuni giovani studenti del Liceo Rosmini. Il punto centrale dello spettacolo è piazza Mensini, da dove partono e arrivano gli attori maratoneti che attraversano gli spazi e le strade della città alla deriva. Si perdono nello spazio urbano per riscoprire i propri personali punti di vista su architetture, urbanistica e spazi sociali e per cercare relazione con i cittadini. I contenuti degli incontri avvenuti in strada vengono raccolti dai maratoneti attraverso i loro smartphones e confluiscono nella sintesi scenica, attraverso la proiezione in tempo reale della maratona (ripresa audio/video, connessione Skype, WhatsApp).
«La performance -spiega Giorgio Zorcù – si compone in tempo reale attraverso i materiali mediatici che arrivano dalla città ma anche da altrove, da una rete di amicizie e conoscenze che si può mettere in contatto da treni in corsa o da altre città via skype, mettendo in relazione tanti luoghi reali e costruendo un unico grande luogo, immateriale ma molto concreto. L’indagine si orienta sui luoghi del quotidiano, i gesti ripetitivi che ci abitano, le promesse di felicità che popolano violentemente le nostre città, le paure e desideri della contemporaneità, degli abitanti/atomi della nostra società molecolare. Per infrangere la bolla dell’isolamento, per entrare in comunicazione, la metafora della corsa acquista un significato determinante. Se ci pensiamo come cittadini corridori, che inseguono desideri e fuggono paure, il maratoneta diventa figura centrale. In una società che corre e tende ad escludere piuttosto che includere, la minaccia collettiva più grande è rappresentata dall’isolamento. Le paure individuali prevalgono in una corsa continua per sentirsi adeguati e il desiderio, destinato a restare insaziabile, sostituisce il bisogno».