a cura di Piero Simonetti
GAVORRANO – Capita sovente di sentir qualcuno definire il medioevo come il tempo dei “secoli bui”. Personalmente ritengo tale affermazione più confacente ad altre epoche, rispetto a quella medievale, benché occorrerebbe precisare prima cosa si intende per “secolo buio”, quale è il valore di riferimento e/o il profilo etico-sociale posto sotto esame
Ebbene, rileggendo le carte del medioevo gavorranese si scopre come lo Statuto di Gavorrano, cioè lo strumento legislativo deputato a regolamentare la vita pubblica della comunità locale, fosse stato redatto con ampia visione sociale e dettagliata capacità d’intervento dell’autorità amministrativa.
L’articolo XXXVIII della distinzione I°, dell’anno 1465, per esempio, introduceva nell’ordinamento pubblico la figura del “Paciere”. Questo il contenuto:
“Vogliamo ed ordiniamo che li Priori del Castello di Gavorrano (…) siano tenuti eleggere due buoni e discreti uomini, (….) li quali siano chiamati “Paciari del Comune”. Il loro offizio consista nel sedare discordie e togliere differenze che nascessero – o nate fossero per qualunque cagione – fra le singole persone di Gavorrano, riportando le parti a concordia, per evitare rancore, inimicizia, odio e malevolenza”.
Bel proposito davvero. Chissà se funzionò.
Ed oggi – in tempi ritenuti da molti come “non bui” – i Paciari (se ci fossero ancora) avrebbero da lavorare?