GROSSETO – «La nuova legge sui consorzi di bonifica si prepara ad aggravare lo scempio del territorio». Questo il parere di Michele Scola, presidente della sezione di Grosseto di Italia Nostra. «Questi enti che da tanto tempo sono indicati come inutili e onerosi carrozzoni, vengono solo apparentemente riformati, affinché tutto resti come prima – attacca Scola -. La loro presenza fa probabilmente molto comodo ai politici locali. la nuova legge li rafforza in enti quasi autoreferenziali, con una vasta capacità operativa, in grado di gestire milioni di euro all’anno, da poter sperperare con la scusa della messa in sicurezza del territorio. Innanzi tutto, con la revisione dei nuovi piani di classifica, tutti i proprietari di casa della regione saranno chiamati a pagare l’oneroso balzello del contributo di bonifica, anche nelle più sperdute regioni montane. Questo aumenterà notevolmente il flusso di denaro nelle casse di questi enti». Ma c’è dell’altro secondo Scola: «Ogni progetto approvato acquisirà, solo per questo motivo, i caratteri di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza, anche senza una loro effettiva consistenza. Questo aprirà, come nella legge passata, la via alle deroghe nei confronti di ogni tipo di vincolo. Le ruspe potranno scavare gli alvei senza rendere conto della distruzione di beni paesaggistici o naturalistici».
«Sarebbe logico che le competenze dei nuovi consorzi si limitassero alla sola manutenzione delle opere irrigue dei consorziati, come avveniva in principio secondo i criteri del vecchio decreto regio che li istituì – prosegue Scola -. Con la nuova legge, invece, l’assemblea sarà condizionata dal peso dei grandi proprietari terrieri, che detteranno una politica idraulica tesa a favorire i loro interessi, a far sì che i corsi d’acqua divengano delle autostrade al deflusso, in modo tale che i loro campi non vengano allagati. In tal modo non sarà favorito l’interesse generale, che invece vorrebbe che i fiumi, lasciati al loro stato naturale, esondassero nelle campagne, e risparmiassero le città e le pianure costiere. Il paradosso è che, per esempio, un abitante di Albinia che possiede una piccola casetta, e che pertanto paga un minore, ma pur sempre sgradevole, contributo di bonifica, avrà poco democraticamente assai meno voce in capitolo sulla propria sicurezza idrogeologica del proprietario terriero dell’alto e medio corso dell’Albegna».
«I Consorzi di Bonifica si presentano quindi rinnovati e più forti di prima, pronti a risalire i fiumi e i torrenti per poterli devastare fino alla sorgente, scavando e rettificando gli alvei con le loro macchine, eliminando la vegetazione riparia, aumentando il rischio idrogeologico per le zone costiere e del basso corso dei fiumi, e distruggendo paesaggi, ecosistemi acquatici e terrestri – conclude Michele Scola -. Con i soldi dei contribuenti compreranno ancora pubblicità e spazi nelle “feste dedicate all’ambiente”, spacciandosi per tutori della biodiversità, cercando di cucirsi addosso una veste verde, ma in realtà facendo gli interessi di pochi a discapito dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini».