di Barbara Farnetani
GROSSETO – Sono trascorsi 71 anni dal 24 agosto 1942, quando, sul fronte russo, in un’ansa del fiume Don, il Savoia cavalleria combatté la carica di Isbuscenskij, l’ultima carica di cavalleria condotta da unità del Regio esercito italiano. Il ricordo di questo battaglia che ebbe un’eco incredibile per l’epoca, è però tutt’ora vivo tra le cravatte rosse.
«Vorrei soffermarmi sul valore di quegli uomini afferma il comandante di reggimento Giovanni Cafforio – la spiccata volontà di farsi onore, il saldo attaccamento allo stendardo, l’eccezionale spirito di corpo. Ciascuno di loro era certo che i commilitoni si sarebbero comportati come e meglio di lui. Ad essere fortemente sentito era l’amore di patria: erano buoni soldati per la stessa ragione per cui erano buoni cittadini. 71 anni sono passati, ma quei valori restano gli stessi. Quello di oggi è un Reggimento al passo con i tempi, composto da professionisti e dotato di nuovi mezzi tecnologici». Il comandante ha poi ricordato il supporto offerto dalla città di Grosseto e da tutta la Maremma «gente fantastica i Maremmani, capaci di affrontare ogni difficoltà».
Lo spirito degli uomini del Savoia è ben emerso quando il capitano Ciro Gaudesi è stato insignito di un encomio speciale per aver salvato tre uomini nei momenti concitati e difficile dell’alluvione. Il 13 novembre 2012 Gaudesi riuscì ad evacuare dalla loro autovettura tre uomini rimasti intrappolati ad Arcille per l’esondazione di un affluente dell’Ombrone. La rievocazione della carica di Isbuscenskij è stata anche l’occasione per un cambio al comando del gruppo squadroni esplorante: il tenente colonnello Paolo Fanin ha infatti lasciato il proprio posto al tenente colonnello Ermanno Lustrino. Ad entrare per ultimo nel piazzale del Savoia Cavalleria, il cavallo scosso, simbolo di tutti coloro che sono caduti in battaglia.
Dal 20 settembre prossimo, nell’ottica di una riorganizzazione che sta interessando anche le forze armate, il Savoia cavalleria passerà sotto le dipendenze della Brigata paracadutisti Folgore e, sebbene il reggimento mantenga intatte tutte le proprie prerogative, nell’ottica delle nuove sinergie che potrebbero nascere, una parte degli uomini ha già seguito un corso conseguendo il brevetto militare di paracadutismo.
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