GROSSETO – Nel prossimo Consiglio Comunale di Grosseto, in programma il 27 agosto, tornerà di attualità la questione relativa alle farmacie comunali, la cui gestione dovrebbe essere ceduta per i prossimi 50 anni ad acquirenti privati. L’operazione potrebbe portare nelle casse del Comune un po’ di più del 50% del valore stimato della società, stabilito in 12,4 milioni di euro. «Riguardo a questa operazione, si colgono malumori e divergenze, nel Pd e nella maggioranza – scrivono in una nota congiunta il segretario della Uil Gianni Baiocco e quello della Uiltucs Enrica Buono -. Come organizzazione sindacale confederale e di categoria, precisiamo che l’operazione non ci entusiasma, serve solo a fare cassa nel breve termine, non prevede nessun progetto strategico a sostegno e nel lungo periodo è economicamente svantaggiosa».
«La Società Farmacie Comunali non è un”carrozzone” in perdita, bensì un’azienda sana, che dà al Ccomune un introito di centinaia di migliaia di Euro all’anno, possiamo definirlo un “gioiello di famiglia” della città e dei grossetani, perché venderlo? – chiedono dalla Uil -. Analoga proposta, avanzata qualche settimana fa dal ministro Saccomanni, riguardante la vendita di quote di Finmeccanica, Eni ed Enel, “gioielli di famiglia” nazionali è stata rapidamente accantonata senza rimpianti, da parte di tutte le forze politiche, di governo e opposizione».
«Ci sorprende che proposte bocciate a Roma, siano invece caldeggiate a Grosseto, cambia la scala di grandezza ma il significato è identico – precisano ancora Baiocco e Buono -. Vogliamo chiarire che la Uil e la Uiltucs, non sono pregiudizialmente contrarie alle privatizzazioni, né ad interventi di razionalizzazione del settore pubblico, come abbiamo di recente dimostrato con il sofferto accordo sugli asili comunali, vorremmo però che il sacrificio dell’introito portato dalle farmacie, servisse almeno per qualche progetto importante, con ricadute positive per la città».
«L’ultima questione che poniamo riguarda le persone che nelle farmacie lavorano, non sono un’appendice del problema ma uno degli aspetti importanti, che più ci preoccupano – concludono i sindacalisti -. Quali garanzie saranno date ai dipendenti nell’eventualità della privatizzazione? Se i compratori fossero più di uno e si arrivasse ad uno “spezzatino” come tutelarli tutti allo stesso modo? Ci risulta che ci sarà una “clausola sociale” a tutela dei dipendenti, vorremmo conoscerla e soprattutto poterla discutere coi lavoratori interessati prima che venga inserita, o forse è chiedere troppo?»