a cura di Simone Pazzaglia
Dario detto “Diaz” con questo viaggio attraverso il Nicaragua e la Colombia ha superato se stesso. Non dimentichiamo che ha avuto al suo fianco una viaggiatrice per eccellenza l’Austrialiana Joanne che una legge naturale gli ha voluto far incontrare e sposare. Facile direte voi scrivere di posti così belli in una specie di luna di miele on the road ma Diaz ha saputo coniugare il tutto mostrandoci un’innata vena letteraria fuori dal comune. Ecco a voi quindi la seconda parte di questo viaggio unico!
Per partecipare a Capo Nord inviate anche voi le vostre storie di viaggioe le vostre foto al nostro indirizzo di posta elettronica: caponord@ilgiunco.net.
Dal Paese del Sandinismo ai mille volti della Colombia
(Nicaragua, Costa Rica, Panama e Colombia)
Dopo un viaggio attraverso l’Honduras e la pericolosissima San Pedro Sula, arriviamo finalmente a Leon, prima tappa del Nicaragua. Città di Ruben Darìo, famoso poeta centramericano Annoverata tra le città più rivoluzionarie del sandinismo nicaraguense, in una battaglia interna che ha devastato il Paese dalla fine degli anni settanta fino agl inizi degli anni novanta. I murales, presenti ovunque, ricordano la sofferenza e l’orgoglio di questa nazione, tutt’ ora la seconda più povera dell’America latina dopo Haiti. Fa un caldo infernale. La città offre la sua vasta storia e il suo gallo pinto (tipico piatto nicaraguense, fagioli e riso). Due giorni in città ed è la volta di volare sul lato del caribe, alle isole del Maiz, due gemme di neri afro mischiati con west indians.
Decolliamo da Managua dalla quale voliamo per un’ora su un trabiccolo da 20 posti per Big Corn Island, quindi un bote por Little Corn, 900 abitanti. Dal finestrino del catorcio si vedono un intreccio di fiumi e paludi sparsi nel mezzo ad una selva impenetrabile. Le palme, il mare turchese, la capanna di Carlito il re dei caraibi, l’aragosta piu buona ed economica del mondo dopo quella del Belize, gli scacciapensieri jamaicani, gli squali, e i fondali di coralli. Un campo da baseball in mezzo alla giungla, gioco a calcetto con i ninos del posto, scalzo sul cemento bollente, tre minuti e mi viene una galla da paura sotto il piede e devo smettere, pero’ prima di abdicare gli faccio un tunnel alla Garrincha e dopo un triangolo stretto segno d’esterno sinistro, angolo basso alla sinistra del portiere. In contropiede naturalmente. Italia Nicaragua 1 a 0 palla al centro.
Dopo 5 giorni di relax, si torna sulla terra ferma destinazione Estelì, cittadina al nord del Nica… Regno del caffè e dei sigari (spacciati come cubani in Nord America e Europa). Ne visitiamo una fabbrica e ne acquisto una piccola scorta per occasioni speciali. Per una notte dormiamo a Miraflor, una ora e mezza a nord di Esteli, comunità locale di agricoltori e contadini, e per due giorni assistiamo ad un miracolo di umanità vivendo con queste povere genti momenti di una solidarietà disarmante. Cavalchiamo tra la foresta di nuvole e respiriamo l’aria fresca di questo posto disperso dal mondo.
Rientriamo ad Estelì, e ci perdiamo con la testa nella sala del sandinismo e dei suoi eroi, di Cuba e il Che e i rapporti tra questi due paesi rossi. La tappa successiva è Granada, gioiello coloniale del Nica, città più calda del mondo, data la sua posizione tropcale in prossimità del lago di Nicaragua. Girelliamo come scimmie per la città, per la sua calzada, festeggiando il ritmo della notte con un buon “Flores de cana”, il miglior rum del Nica. Granada si rivela una bella cittadina anche se piuttosto turistica, soprattutto con pacchetti vacanza all inclusive per nord Americani.
Dopo aver spadroneggiato a Granada spostiamo le chiappe verso il lago di Ometepe, il più esteso del centroamerica, che più che un lago pare un mare. Si narra che Ometepe fosse una bellissima ragazza appartenente una tribù che abitava il lago millenni fa: la fanciulla si innamorò di un baldo giovane, figlio di un altra potente tribù di fazione opposta che abitava queste zone ma il loro amore fu perseguitato dalla rivalità presente tra le due famiglie, i due si suicidarono tagliandosi le vene ed il loro sangue dette origine al lago mentre i seni Di Ometepe rapprestentano i due imponenti vulcani che danno vita a questa isola fiabesca: Conception e Madeira. Ci godiamo la loro magia, per 6 giorni e 5 notti.
Percorriamo strade sterrate dissestate piene di polli, buoi enormi, vacche, maiali, cani e galline, contornate di boschi abitati da scimmie e avvoltoi. Pozze di acqua fresca che sgorgano dalle viscere della terra, una cascata nascosta sulle pendici del Madeira, la sabbia grigia della spiagga di Santo Domingo e l’entroterra ricco di finche di caffè’ ecologico. Noleggiamo una moto cinese per due giorni e siamo i padroni dell isola. La prima è all insù e tutte le altre marce all ingiù, una serie di follini incredibili. Buena onda alla finca Zopilote, dove tutto è ecosostenibile, ed i proprietari sono di… Chianciano Terme! Dopo una settimana è tempo di Lasciare il lago, proseguiamo verso Guasajate, costa pacifica, via Rivas (la città dei ladroni), il posto per il miglior surf del Nica, per fortuna, ancora poco conosciuto. Guasajate è un piccolo villaggio di 200 abitanti con spiagge incontaminate e completamente vuote, dove la marea a volte cosi bassa crea delle autostrade di secche magiche e scintillanti sotto il sole dei tropici. Assaporiamo passeggiate da favola, crogiolandoci nell’acque di piscine neturali che si formano tra l’oceano e gli scogli. Le onde immense, i surfisti come in una cartolina di un paradiso fatto di spiagge, dune, boschi, sole e silenzio. Un posto dove investire magari. Tre euro e cinquanta a notte con vista sul’ oceano, aragosta e gamberi al posto di un pacchetto di sigarette, un settimana passa e il tempo sembra scorra come non mai. Mi preparo per la Colombia con la lettura di un libro su Pablo Escobar.
Lasciamo il Nica alla volta del Costa Rica, attraversando la frontiera super affollata di Penas blanca. Il tempo di sbrigare le formalità per l’immigrazione e siamo nella terra dei ticos e tutto diventa piu caro. In un paio di ore siamo a Liberia, citta a nord del Paese, tappa pensata per visitare uno dei due parchi naturali della zona, Il Rincon della Vieja. Suerte vuole che proprio in questi giorni in città ci sia una fiera del “cowboy”. I ticos vanno matti per i cavalli così la piccola cittadina delira, con una sorta di rodeo urbano che impazza per le strade, una discoteca pazza improvvisata in uno spiazzo e un’esplosione di vita sotto il cielo.
Il Rincon della Vieja è un parco con tante cose diverse. Durante un trekking di svariate ore visitiamo un cascata alla stile Laguna blu. Un tuffo di acque fresche in una pozza naturale, circondato da una vegetazione lussureggiante e da insetti voraci. Fumarole dall’aspetto lunare e incredibili bubbling mud, un fango grigio che bolle come la pasta a 100 gradi. Nel folto della foresta, un branco di Colti, buffi animali simili a procioni. Rientriamo in città a per prendere il bus per San Jose, la capitale, 4 ore as sud. La stazione si trova in una zona losca della città e un taxi losco ci porta in un hotel loschissimo, chiamato Charlie. Le Pareti di compensato lasciano passare ogni suono e rumore dalle stanze accanto, la pisciata delle 11.30 o la signorina che visita lo il tracagnotto occidentale. Ha il suo fascino decadente però. Alle 6 di mattina iniziano a pompare musica disco, pure pacchiana.
Ma in che hotel siamo finiti!! Giusto giusto in piedi per telare col primo bus verso il vulcano Paos, il cratere attivo piu largo del mondo. Un cono irregolare enorme, con all’interno un laghetto di colore turchese che lo corona. Le nuvole dense e bianche come la neve a tratti lo avvolgono di mistero. La natura del Costa Rica ha pochi rivali al mondo. Cosi come non ne ha l’atmosfera del suo lato caraibico. Cahuita e Puerto Viejo de Talamanca sono due gemme. La prima è lenta, rilassata, esotica, rasta, reggae y pura vida, come dicono qua. Con le sue scimmie e il susseguirsi di calette dove il mare si fonde con la giungla, e il turchese con il verde, e i surfisti con le onde. E il mango, la papaia, e la piña, e tutte quelle cose dorate come la vita ai caraibi. E poi Puerto Viejo de Talamanca, una Cahuita “evoluta”. Punta Uva, regina delle spiagge, la giungla da brivido. Il parco di Manzanillo e un universo di conchiglie colorate, e i bradipi sugli alberi e il caffè organico e tanto altro, in questo ennesimo paradiso terrestre. Costa Rica, Il volto piu bello del caribe.
Panama ci chiama. Attraversando il confine a piedi su un ponte utilizzato da convogli ferroviari, camminiamo sui binari ed entriamo nel Paese il cui canale separa due oceani e mille culture.
Un bus overnight ci porta a verso la cosmopolita Panama City. Ovviamente mi comprerò un cappello.
La viviamo, a cavallo con l’arcipelago di San Blas, per tre giorni intensi.
Il quartiere di Casco Viejoè un gioiello decadente, fatto di antico e di nuovo, di investitori e pezzenti, di razze e di lingue, di colori e contrasti. La passeggiata sulla baia immensa, con lo skyline pazzesco della zona dei grattacieli. Appartamenti, uffici, e gru perenni, una piccola Manhattan Latinoamericana che emana una vibrazione particolare. Bello l’artigianato della tradizione Kuna che arriva in città dalla sua zona d’origine del sud est panamense. I cinesi e i locali jazz, il mercato del pesce puzzolente ed autentico. Che gran bella città.
Il canale che apre la via a due mondi diversi, il progresso che ha mescolato il mondo passa da qui, e sembra quasi se ne possa percepire l’odore. E poi quegli atolli di spiaggia bianca come la farina e quelle palme sempre piu caraibiche. Un altra settimana volata con il sogno.. Si decolla alla volta di Cartagena, Colombia.
La Colombia e’ il paese del caffè ricco nel gusto e nell aroma, il paese dove la fila nel bagno di molte discoteche turistiche non la si fa per pisciare, il paese dove si intervallano catene montuose alte 6000 metri (la parte piu estrema delled ande sudamericane), foresta amazzonica e pluviale , deserti e dune a picco sul mare (Guajira!!!!), citta moderne, arte e tradizione, tutto amalgamato da una moltitudine di colori, suoni, odori e profumi che si fondono in questo paese dell’America latina dove la gente ha voglia di una vita di pace dopo un ventennio di violenza.
El patron, Pablo Escobar, ucciso su un tetto di Medellin, (voci riportano che sia ancora vivo e che si goda la pensione dalle parti di Cuorleone in Sicilia..), ha portato nel cuore dei Colombiani un sentimento di ribellione alla violenza e al clima di terrore instaurato da questo signore del male. Amato dai poveri della nazione per cui ha speso molti dei suoi sporchi soldi investendo in opere sociali, odiato da tutti coloro che hanno vissuto sulla propria pelle il sangue e la ferocia. I colombiani di oggi vogliono vivere la loro vita a pieno, sorridono e ballano, danzano e si perdono nei sogni di un paese fantastico. Mangiano arepas fritte ad ogni colazione e per i diciotto anni chiedono come regalo una chirurgia plastica per gonfiarsi tette o labbra.
I colombiani borghesi (che rappresentano un cospicua fetta della società) vanno a trascorrere le loro vacanze sulla cosa atlantica di Santa Marta o nelle citta coloniali di Barrichara e Villa de la Leiva, spendendo con eccitazione la loro plata e mandando i propri figli privilegiati a studiare in Europa o in America. Allo stesso tempo i neri caraibici della costa caribena vendono arettas y pan dulce nelle strade, fusi con la moltitudine di balordi che affollano i bassifondi della caotica cartagena, troppo cara e lurida in certe zone per essere parte del paese del Vallenato e dell’Agua Guardiente.
Ci sono le rapide, il trelkking di 6 giorni per raggiungere le rovine procolombine della Ciudad Perdida, 6 giorni lontano dalla civilizzazione, attraverso foreste e cascate e campi dove prima si coltivava coca. Si suda anche l’anima. Potrei descrivere questo trekking per giorni, ma sforerei il mio spazio editoriale.
La modernissma Medellin offre i confort delle piu sviluppate città europee che contrastato da bidonville fatte di miserie e solventi , mentre la storica Bogota regna maestosa a quota 2300 metri, rumorosa ed imponente.
Trascorriamo in Colombia 45 giorni.
Ora che ci penso, sono passati cinque mesi. Cinque mesi come una vita. Pensateci bene, a volte basta poco. Buenas, come dicono in Colombia…
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