a cura di Giulia Carri
CAMBERRA – Luca Tacconi, grossetano, ha scelto di costruire la sua vita dall’altra parte del mondo, a Canberra in Australia, dove è professore presso l’Australian National University. Ci sono nove ore di fuso orario tra noi, in Europa a Luglio è estate, da lui pieno inverno.
Perché hai scelto un paese così lontano?
«Mi considero un immigrato vero, sono qua da 25 anni ormai. Sono arrivato nel 1988 a Melbourne per fare un master, dovevo rimanere due anni, non sono più tornato a lavorare in Italia. Ho provato a spostarmi, sebbene sia un posto bellissimo l’Australia è lontana da tutto e volevo avvicinarmi all’ Italia. Ho lavorato alcuni anni a Vanuatu nel sud del Pacifico e in Indonesia, ma alla fine sono tornato qua.»
In quale campo fai ricerca e insegni?
«Mi occupo di politiche ambientali, nello specifico dei cambiamenti climatici dovuti alla deforestazione nei paesi tropicali in via di sviluppo come Indonesia, Papua Nuova Guinea e Africa in passato. Poi insegno metodologie della ricerca.»
Come ti trovi in Australia, dopo 25 anni è casa tua ormai.
«Vivo nella Capitale politica dell’Australia, qua c’è il Governo e tutti gli apparati istituzionali del paese. Gli australiani la trovano un’ po’ noiosa per questo, è una città seria dicono. Ma in Australia si vive molto bene. E’ un paese vivibilissimo e molto bello da un punto di vista naturale, ci sono persone da tutto il mondo e questo la rende molto ricca a livello culturale. Gli australiani si lamentano del loro governo spesso, ma da italiano dico sempre che non sanno cosa significhi un governo che non funziona! Inoltre per i miei interessi ed il mio lavoro stare qua è perfetto, perché sono vicino all’Asia ed al Pacifico.»
E’ facile immigrare in Australia?
«Attualmente accoglie 200.000 immigrati l’anno, è uno dei paesi con il più alto tasso di immigrati ancora. Devi avere certi requisiti per entrare, c’è un sistema molto chiaro a punti, ma se hai certe caratteristiche, tipo età, professione livello linguistico etc etc, sei molto ben accolto.»
Parliamo della Maremma adesso, come è il tuo rapporto con la nostra terra?
«Ho la mia famiglia d’origine lì e ancora molti amici (nella foto, scattata a luglio, a Santa Fiora, la figlia di Luca, Santal, il fratello Riccardo, la mamma Leda, e, in piedi, Luca). Mia figlia che ha 13 anni l’adora, le piace molto andarci e di solito torniamo una volta ogni due anni. E’ tornare a casa per me. E’ un posto meraviglioso non posso dire altrimenti. Penso alla Maremma come il posto dove quando finisco la mia vita lavorativa vorrei tornare qualche mese all’anno per godermi delle belle vacanze.»
Cosa servirebbe secondo te per fare un ulteriore salto di qualità?
«Le potenzialità turistiche e ambientali della Maremma sono notevoli. Dovrebbe secondo me organizzarsi di più a livello istituzionale per aumentare la qualità del suo turismo. Cercare di attrarre persone che sono interessate alla nostra natura ma anche alla nostra cultura agraria e alle nostre tradizioni. Valorizzare di più il nostro patrimonio archeologico e promuoverlo in modo diverso potrebbe attirare più e diversi turisti.»
In Australia conoscono la Maremma?
«Gli italiani che sono qua si, abbastanza. Gli australiani conoscono la Toscana. Tedeschi e gli inglesi la conoscono abbastanza e molti di loro ci sono anche stati. Io credo che la Maremma abbia delle cose affascinanti che attirerebbero molti più australiani se pubblicizzate nel modo giusto. Ho portato la mia compagna in vacanza per la prima volta ed è rimasta affascinata, dal nostro cibo, dal nostro modo di vivere.»
Torneresti?
«Vorrei ritirarmi in Maremma, non voglio perdere il contatto con le mie origini. Per questo ho comprato anni fa un po’ di terra a Poggio la Mozza e sto cercando di piantarci un oliveto, quando potrò farò l’agricoltore magari! Volevo qualcosa che mettesse le radici nella mia terra, gli olivi mi sembrano la cosa migliore.»